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Gravina in Puglia, uomo dà fuoco alla moglie in auto e poi l’aggredisce. La donna racconta tutto alla figlia prima di morire

Famiglie che continuano a essere luoghi dove si nasconde l’inferno. Luoghi dove invece che amore, si trova morte. È agghiacciante la vicenda che arriva da Gravina in Puglia

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Gravina in Puglia, uomo dà fuoco alla moglie in auto e poi l’aggredisce. La donna racconta tutto alla figlia prima di morire

Famiglie che continuano a essere luoghi dove si nasconde l’inferno. Luoghi dove invece che amore, si trova morte. È agghiacciante la vicenda che arriva da Gravina in Puglia

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Gravina in Puglia, uomo dà fuoco alla moglie in auto e poi l’aggredisce. La donna racconta tutto alla figlia prima di morire

Famiglie che continuano a essere luoghi dove si nasconde l’inferno. Luoghi dove invece che amore, si trova morte. È agghiacciante la vicenda che arriva da Gravina in Puglia

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Famiglie che continuano a essere luoghi dove si nasconde l’inferno. Luoghi dove invece che amore, si trova morte. È agghiacciante la vicenda che arriva da Gravina in Puglia

Famiglie che continuano a essere luoghi dove si nasconde l’inferno. Luoghi dove invece che amore, si trova morte. È agghiacciante la vicenda che arriva da Gravina in Puglia dove un uomo è stato arrestato con l’accusa di aver prima cercato di dar fuoco alla moglie dentro l’auto e poi di averla uccisa schiacciandola con il suo peso. Un uomo che era già stato condannato in passato per il tentato omicidio del figlio, che aveva provato a ribellarsi alla violenza del padre contro la madre. 

Una storia che mette i brividi perché la vittima, poco prima di morire, ne ha raccontato i dettagli alla figlia. Perché la stessa figlia ha spiegato di quanto il rapporto fra i genitori fosse condito da violenze costanti, di come la madre spesso lasciasse la casa in cui viveva col marito per rifugiarsi dai figli. Salvo poi tornare però sempre da lui.

Una storia agghiacciante, anche perché questa donna, questa mamma, era già finita più volte in ospedale a causa delle violenze subite. Una storia tragica e triste perché rappresenta una realtà che ancora esiste, quella in cui si rimane, nonostante le violenze. In cui forse, quelle violenze le si considera “normali”.

Fino a rischiare la vita. Fino, come in questo terribile caso, a morire. E allora è importante che ancora di più si lavori laddove esistono queste realtà, laddove ancora la cultura della sopraffazione resiste agli anni, ai progressi, ai cambiamenti. Perché questi episodi ancora accadono, in Italia, nel 2024. E non è accettabile, e non è concepibile. E non dovrebbero più succedere.

di Annalisa Grandi

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