È il mestiere della difesa, difendere appunto. Certo non stupisce che l’avvocato di Alessia Pifferi, la donna che la scorsa estate aveva lasciato la figlia Diana in casa da sola per giorni, punti sull’infermità mentale.
Tutti ricordiamo questa terribile vicenda, di quella bambina lasciata sola al caldo torrido, per giorni. Morta di stenti, di fame e di sete, a soli 18 mesi mentre la madre era con il nuovo compagno. Una madre che considerava quella figlia un intralcio. Una madre che aveva mentito a tutti, a tutta la famiglia, persino al compagno stesso.
Ora la difesa della donna ha presentato una perizia secondo cui Alessia avrebbe di fatto un quoziente intellettivo pari a una bambina di sette anni. Dice: «Hanno lasciato una bambina in mano a una bambina». E sostiene che la mamma e la sorella della donna dovrebbero essere denunciate per abbandono di minore. Una frase provocatoria, pronunciata certo per fare effetto. E che però davvero sconcerta. Come se alla fine, la vittima fosse Alessia Pifferi e non la piccola Diana. Alessia che – lo ricordiamo – aveva una vera ossessione per le relazioni sentimentali. Che vedeva quella bambina come un intralcio.
Non spetta certo a noi giudicare se sia o meno sana di mente. Di certo, chi meriterebbe giustizia è l’unica, vera vittima di questa storia. Una bambina innocente che non crescerà mai. E si chiama, anzi si chiamava Diana.
Di Annalisa Grandi
*Credits foto Ansa
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