Un altro attacco dei lupi, l’ennesimo, questo lo scenario di fronte al quale si è ritrovata questa mattina una famiglia di Rimini. Non stiamo parlando di zone di montagna, ma di una zona che dista circa 6 chilometri dal mare.

Allarmi, recinzioni forzate, cancelli chiusi a doppia mandata: a Rimini la paura attraversa giardini, quartieri abitati e stalle. Anche un semplice cane al guinzaglio non è più al sicuro. Quello che per molto tempo è sembrato un problema relativo alle zone di campagna, qualche predazione isolata, qualche pecora sbranata nelle collina, si è trasformato in una situazione insostenibile e pericolosa: branchi di lupi che si avventano su cani, gatti, animali d’allevamento e persino domestici, senza timore dell’uomo.

È una strage che non guarda in faccia case recintate, che ignora confini tra natura e città e che mette in ginocchio non solo gli allevatori ma anche residenti e famiglie.

Negli ultimi mesi le segnalazioni sono aumentate in modo esponenziale e siamo di fronte ad un’emergenza: capi di bestiame uccisi durante la notte, cani sbranati dentro i giardini di case private, attacchi persino in zone urbane.

Le comunità, rurali e suburbane sono stremate e aumenta quel senso di insicurezza che non si conosceva da generazioni. La richiesta alle istituzioni è chiara: si chiede censimento dei branchi, interventi preventivi, un piano serio e concreto per bilanciare la tutela della biodiversità e la sicurezza della popolazione.

Di Catia Demonte