Il cambiamento climatico spiegato dal geologo Antonello Fiore
| Cronaca
“Quello che sta accadendo in Emilia arriverà ovunque, è un processo che non si può arrestare”, spiega il geologo e presidente SIGEA Antonello Fiore

Il cambiamento climatico spiegato dal geologo Antonello Fiore
“Quello che sta accadendo in Emilia arriverà ovunque, è un processo che non si può arrestare”, spiega il geologo e presidente SIGEA Antonello Fiore
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Il cambiamento climatico spiegato dal geologo Antonello Fiore
“Quello che sta accadendo in Emilia arriverà ovunque, è un processo che non si può arrestare”, spiega il geologo e presidente SIGEA Antonello Fiore
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Trenta milioni stanziati in Consiglio dei Ministri per l’alluvione in Emilia-Romagna. Un acconto rispetto ai 26 miliardi di euro – per quasi ottomila interventi – che servirebbero per la messa in sicurezza del territorio italiano. Lo scenario è stato delineato nel 2020 dall’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (ISPRA) attraverso il Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo (ReNDiS), ovvero la piattaforma nazionale dove vengono monitorati tutti gli interventi finanziati attraverso piani e programmi di competenza del Ministero dell’Ambiente. La differenza è tutta lì. Tra emergenza e prevenzione. In mezzo ci sono vittime, devastazioni, palazzi allagati, argini che cedono, invasi sporchi: mancata manutenzione, assenza di accettazione a livello collettivo del disastro ambientale che presenta il conto. “C’è mancanza di percezione del pericolo, in sostanza siamo convinti che non capiterà mai a noi, eppure la violenza del cambiamento climatico ha prodotto danni in Emilia-Romagna, prima ancora a Ischia, nelle Marche, in Piemonte. Arriverà ovunque, è un processo che non si può arrestare”, spiega Antonello Fiore, geologo e presidente di SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale). “Purtroppo ci sono situazioni, oltre i numeri, per le quali diventa difficile mettere in sicurezza con intervento strutturale. Se le case sono costruite in prossimità di un alveo di un fiume che con ogni probabilità tracimerà, si deve avere il coraggio di delocalizzare quelle strutture urbane, spostare le persone in posti sicuri e riconoscere loro un indennizzo. Occorre una visione che sappia andare oltre il mandato elettorale. Ci sono scelte difficili e coraggiose da fare”. Sul sito della Regione Emilia-Romagna si legge che lo scorso anno è arrivato il via libera per dieci nuovi cantieri di difesa del suolo, con disco verde dalla Corte dei Conti e un assegno alla Regione da 21 milioni di euro per realizzare argini del Po più alti e sicuri tra Ferrara, Piacenza, Reggio Emilia, per interventi di sistemazione idraulica dei rii e torrenti in Romagna. Interventi necessari, purtroppo la natura punisce con i suoi ritmi esasperati. “La legge sul consumo del suolo giace in Parlamento, se ne parla da anni, come sempre senza arrivare a risultati concreti, mi chiedo che paese consegniamo ai nostri figli”, aggiunge il presidente di SIGEA, che rimanda al Rapporto sul Consumo di Suolo in Italia pubblicato a luglio 2022, a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), pubblicato dall’Ispra: media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, una velocità che va oltre i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo è tornato a crescere nel post pandemia sfiorando i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un anno. Il cemento, che è causa dell’impermeabilità del suolo e dell’aumento di allagamenti e di ondate di calore, con danno all’ecosistema, ricopre ormai oltre 21 mila km2 di suolo nazionale. di Nicola Sellitti
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