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Il cancro, il vino e la realtà

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L’idea di indicare nell’etichetta dei vini la possibilità che trincando possa venire il cancro è stata respinta dal Parlamento europeo. Anche perché in realtà dovremmo parlare di abuso e non “uso” di alcolici.

Il cancro, il vino e la realtà

L’idea di indicare nell’etichetta dei vini la possibilità che trincando possa venire il cancro è stata respinta dal Parlamento europeo. Anche perché in realtà dovremmo parlare di abuso e non “uso” di alcolici.
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Il cancro, il vino e la realtà

L’idea di indicare nell’etichetta dei vini la possibilità che trincando possa venire il cancro è stata respinta dal Parlamento europeo. Anche perché in realtà dovremmo parlare di abuso e non “uso” di alcolici.
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AUTORE: Redazione
Era la solita balla lamentosa e inutile, quella secondo cui vi fosse una qualche iniziativa europea contro il ‘nostro’ vino. Non era ‘contro’ e non era relativa al ‘nostro’. In ogni caso è stata modificata e respinta dal Parlamento europeo. Si trattava dell’idea di indicare, nell’etichetta dei vini, la possibilità che trincando possa venire il cancro. Il che è teoricamente vero, ma:
  • a. si riferisce a molte cose, prima di tutto ai salami;
  • b. si riferisce all’abuso e non certo al bere un bicchiere dopo avere mangiato qualche fetta.
Se usciamo dall’uso ed entriamo nell’abuso – posto che l’eccesso di qualsiasi cosa nuoce alla salute, ivi compresa l’acqua se accediamo al bere esagerato – le conseguenze per la salute sono gravi ma la cirrosi epatica, ad esempio, è assai più probabile e difatti diffusa di quanto non sia il cancro. Ragione per cui, distinguendo fra uso e abuso, il Parlamento ha cancellato l’ipotesi. Sempre lasciando la necessità di avvertire circa i pericoli dell’esagerazione. Sicché, ribadito il fastidio per il vittimismo insensato, come se l’Italia fosse l’unico produttore di vini in Unione europea (cin cin ai fratelli francesi, ma le cantine si trovano ovunque), la questione vera è quanto si possa sintetizzare un avviso. Bene sapere cosa deglutisco, bene essere informato sulle controindicazioni, ma se riducono tutto a un colore o a un semaforo finiscono con l’ingenerare equivoci e diffondere inutili allarmi. Vale a dire fare più disinformazione che opportuna informazione.   di Redazione

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