Il lavoro grattato via dalla vita
| Cronaca
Siamo arrivati al punto che l’idea stessa del lavorare sodo e col sorriso appaia a molti un’insopportabile provocazione, tanto da confondere l’iperbole di una réclame con la realtà, denunciando l’immondo di Renatino.

Il lavoro grattato via dalla vita
Siamo arrivati al punto che l’idea stessa del lavorare sodo e col sorriso appaia a molti un’insopportabile provocazione, tanto da confondere l’iperbole di una réclame con la realtà, denunciando l’immondo di Renatino.
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Il lavoro grattato via dalla vita
Siamo arrivati al punto che l’idea stessa del lavorare sodo e col sorriso appaia a molti un’insopportabile provocazione, tanto da confondere l’iperbole di una réclame con la realtà, denunciando l’immondo di Renatino.
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AUTORE: Vittorio Pezzuto
Renatino ha una colpa. Da quando ha 18 anni lavora tutti i giorni, 365 giorni l’anno. Ha lo sguardo sereno perché mette amore nel produrre Parmigiano Reggiano. Renatino è il personaggio di uno spot, in questi giorni duramente contestato da diversi fancazzisti. Persone che purtroppo sono reali e che a differenza sua preferiscono trascorrere la giornata nel secernere dai loro profili social disprezzo per tutto quello che non saranno mai. Confondendo l’iperbole di una réclame con la realtà, sfruttano il loro tempo denunciando l’immondo sfruttamento di Renatino.
Eravamo convinti che fosse il lavoro a definire una persona, a dare un robusto significato alla sua esistenza. Siamo invece arrivati al punto che l’idea stessa del lavorare sodo e col sorriso appaia a molti un’insopportabile provocazione. Per costoro nella vita valgono soltanto il weekend, le ferie e la pensione anticipata. Il lavoro? Fa schifo. È per definizione sottopagato, svilente, privo di occasioni di crescita e soddisfazione.
E quindi quelli che si danno troppo da fare son dei malati, dei work addicted. Molto meglio restarsene sul divano, collegati a Internet e totalmente disconnessi dall’ambizione di darsi da fare, di migliorare la propria posizione. Quanto al piatto di pasta, a metterlo in tavola ci pensa alle brutte un bel reddito di cittadinanza, apparecchiato per chi ha l’orgoglio di campare fieramente alle spalle di chi produce. E d’ora in poi a condirlo non sarà più il Parmigiano Reggiano, ma una collaudata spruzzatina di invidia sociale.
di Vittorio Pezzuto
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