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Il rogo di Tor Cervara e la storia del “ghetto della droga”

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La vicenda del palazzo di Tor Cervara, a Roma, andato a fuoco in circostanze misteriose martedì, è la storia di uno dei tanti buchi neri delle nostre città

Il rogo di Tor Cervara e la storia del “ghetto della droga”

La vicenda del palazzo di Tor Cervara, a Roma, andato a fuoco in circostanze misteriose martedì, è la storia di uno dei tanti buchi neri delle nostre città

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Il rogo di Tor Cervara e la storia del “ghetto della droga”

La vicenda del palazzo di Tor Cervara, a Roma, andato a fuoco in circostanze misteriose martedì, è la storia di uno dei tanti buchi neri delle nostre città

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Uno stabile sgomberato già due volte negli scorsi anni. Una storia che racconta di due morti, quella di un pusher senegalese ucciso a colpi di pistola, ma anche quella misteriosa di un uomo trovato nel vano ascensore. La vicenda del palazzo di Tor Cervara, a Roma, andato a fuoco in circostanze misteriose martedì, è la storia di uno dei tanti buchi neri delle nostre città. Il “ghetto della droga” era stato ribattezzato il palazzo, e infatti quando è andato a fuoco – il rogo potrebbe essere di origini dolose – tra chi si è dato alla fuga c’erano oltre che disperati anche e soprattutto pusher e clienti.

Un palazzo che era di proprietà della Banca Popolare di Milano, pare acquisito proprio pochi giorni fa da un fondo con l’intenzione di demolirlo. Un palazzo diventato rifugio di sbandati, una porzione di città senza regole come ce ne sono ormai in ogni città. Qui il tema non è solo l’occupazione abusiva. Qui c’è un tema di sicurezza.

Che questa storia riporta a galla come tante altre volte in passato è successo. Viene per esempio da chiedersi perché se lo stabile era stato sgomberato già due volte ci fossero cinquanta persone dentro. O meglio, perché non ne erano stati murati gli accessi? Questi luoghi sono bombe a orologeria, può capitare un incendio. Può scapparci un morto. O più semplicemente, sono luoghi senza regole, luoghi che a volte si fa finta di non vedere. Fino a che la bomba esplode. In senso figurato e non. A Roma, come purtroppo in moltissime altre città d’Italia.

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