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In ricordo di Stefano Benni: il giocoliere delle parole

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Ci ha lasciati lo scrittore Stefano Benni. Lo soprannominavano “Il Lupo”, ma in un’intervista aveva dichiarato di avere paura del buio e questa volta il buio è arrivato davvero

Stefano Benni

In ricordo di Stefano Benni: il giocoliere delle parole

Ci ha lasciati lo scrittore Stefano Benni. Lo soprannominavano “Il Lupo”, ma in un’intervista aveva dichiarato di avere paura del buio e questa volta il buio è arrivato davvero

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In ricordo di Stefano Benni: il giocoliere delle parole

Ci ha lasciati lo scrittore Stefano Benni. Lo soprannominavano “Il Lupo”, ma in un’intervista aveva dichiarato di avere paura del buio e questa volta il buio è arrivato davvero

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Lo soprannominavano “Il Lupo”, ma in un’intervista aveva dichiarato di avere paura del buio e questa volta il buio è arrivato davvero. Ci ha lasciato lo scrittore Stefano Benni. Rispetto alle paure però diceva di non tollerare quelle inutili, quelle che non hanno un motivo e sono solo nemici immaginari. Benni è stato un autore davvero poliedrico, dotato di una grande ironia e di profonda intelligenza; ha scritto romanzi di successo tradotti in tutto il mondo, si è dedicato al cinema, al teatro, alla televisione. Ha fatto un uso della lingua ingegnoso, facendosi portavoce di uno stile originale, stralunato e surreale.

Benni è stato l’alfiere di un uso ludico della lingua, è stato un giocoliere delle parole, ha forzato il lessico nella prospettiva di creare una scrittura comica capace di suscitare il riso grazie alle gag, alle battute, ai cortocircuiti di senso, ma tutto questo non in chiave gratuita: non era un cultore della lingua per la lingua, ma metteva il suo lavoro al servizio di una visione politica molto netta e molto critica nei confronti del mondo e dell’Italia degli anni ‘70 e ‘80. Non a caso si era formato e aveva cominciato a scrivere sulle pagine di un quotidiano eretico com’era il Manifesto (a volte anche sotto pseudonimo) per poi passare ad altre testate prestigiose, ma sul Manifesto esercitava questa sua visione critica con una sorta di militanza che ne faceva un comico spaventato guerriero, uno che usava la parola per combattere in funzione di un’idea.

Nel suo libro d’esordio “Bar Sport” (Mondadori,1976) – diventato un cult dal carattere comico dove descrive in modo grottesco la realtà nei bar italiani, soprattutto quelli di provincia – troneggia la mitica e famosissima “Luisona”: una brioche rimasta sul bancone per anni e anni – come scrive: lasciata nella bacheca dal 1959 – finché un incauto cliente occasionale ha pensato bene (o male!) di mangiarsela costringendolo poi in un autogrill in preda ad atroci dolori addominali.

Da questo libro è stato tratto un film interpretato, tra gli altri, da Claudio Bisio, Antonio Catania, Angela Finocchiaro e Teo Teocoli. Tra le tante opere, è importante citare “Comici spaventati guerrieri”, da cui fu tratto il film “Musica per vecchi animali” da lui diretto e interpretato da Dario Fo e Paolo Rossi. Fu grande amico del noto scrittore francese Daniel Pennac che a lui – per riconoscenza, forse anche per il suo inserimento nella casa editrice Feltrinelli, voluto fortemente da Benni – ha dedicato la sua opera “Grazie!”.

Sapete qual è stata l’ora più felice di Benni in questa vita così ricca di umorismo e colpi di genio? A riguardo aveva raccontato in “L’ora più bella” di quando da bambino – mentre viveva “nel tempo sadico degli adulti, negli orari imposti, nelle proibizioni e nella crudeltà mascherata da ordine necessario” – una mattina fu portato al mare insieme ad altri bambini durante una giornata caldissima. Bramava l’acqua, ma il bagno gli venne vietato da parte “con il volto infelice di chi si ritiene al di sopra delle cose terrene”. Il mare era proibito, “il mare ci sfidava beffardo”.

La storia ha un lieto fine perché quel bambino ha saputo ribellarsi e godere con coraggio di quel mare, ha saputo lottare, ma a proposito di beffa, la più atroce l’ha subita negli ultimi anni di vita: stando alla testimonianza di Goffredo Fofi, aveva perso la facoltà della parola, proprio lui che della parola è stato un giocoliere e raffinato alchimista.

Di Hilary Tiscione

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