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Kata

Kata, la scomparsa e le responsabilità di tanti

Il teatro dell’assurda e angosciante scomparsa della piccola Kata era un ricettacolo di spaccio e prostituzione noto a tutti. Comune in primis
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Lo sapevamo tutti, lo sapevano tutti quale fosse l’indecente condizione dell’ex hotel Astor di Firenze. Il teatro dell’assurda e angosciante scomparsa della piccola Kata, 5 anni – di cui non sappiamo più nulla dal 10 giugno scorso – era notoriamente un ricettacolo di spaccio, prostituzione e racket di affitti e subaffitti. Rigorosamente abusivi e sotto gli occhi di tutti, magistratura, forze dell’ordine e Comune in primis.

Quest’ultimo aveva anche emesso l’ordinanza di sgombero, mai attuata perché nella vicenda dell’Astor – come in tante in tutto e per tutto uguali da Nord a Sud – si preferisce non intervenire per questioni di banale “ordine pubblico“ e soprattutto perché non si sa dove poi sistemare chi si sgombera. Considerato che il più delle volte gli occupanti si fanno scudo proprio di tanti minori, alloggiati in condizioni che dovrebbero farci vergognare tutti.

E così si arrivò al giorno fatale della scomparsa della piccola, inghiottita da un muro di omertà da fare accapponar la pelle. Chiunque abbia un minimo di consapevolezza di vicende come questa, sa perfettamente che due mesi equivalgono all’infinito e che un simile lasso di tempo autorizza i peggiori pensieri sulla sorte di Kata, mentre nessuno sembra aver detto la verità fino in fondo e dal primo momento.

Tanto è vero che adesso lo zio di Kata è finito in manette con la prevedibilissima accusa di essere uno dei gestori del racket degli affitti illegali. A suo carico, le ipotesi di reato di estorsione e rapina, minacce, tentato omicidio e lesioni gravi ai danni di altri occupanti del fatiscente palazzo. Perquisiti ancora una volta i genitori, non indagati.
Nel frattempo, mentre si è tollerato oltre ogni limite consentito questo scempio nel cuore di una delle città più famose al mondo, nessuno è riuscito a passarsi una mano sulla coscienza, fra i tanti che indubbiamente devono sapere o almeno essersi fatti un’idea di cosa sia accaduto, dove sia finita la bambina e per mano di chi.

I colpevoli verranno scovati, ma tanti, che pure non hanno mai messo piede in quell’ex albergo, hanno il loro grado di responsabilità: quelli che tollerano, girano la faccia dall’altra parte, rimandano, mediano. Cosa vuoi mediale, in certe realtà e con certa gente? C’è voluta una vita inghiottita dal nulla per svegliare le coscienze intorpidite di troppi.

di Fulvio Giuliani

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