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La forza di non odiare

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Si fatica a comprendere come sia possibile che il padre di Giulia Cecchettin abbia ricevuto insulti via social. Invochiamo l’identità digitale
Gino Cecchettin ospite a Che tempo che fa

La forza di non odiare

Si fatica a comprendere come sia possibile che il padre di Giulia Cecchettin abbia ricevuto insulti via social. Invochiamo l’identità digitale
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La forza di non odiare

Si fatica a comprendere come sia possibile che il padre di Giulia Cecchettin abbia ricevuto insulti via social. Invochiamo l’identità digitale
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Ci si prova anche a voler capire, nei limiti del possibile, cosa si agiti nella testa di un individuo che decida di insultare via social un uomo provato da un dolore inimmaginabile come quello subito dal papà di Giulia Cecchettin. Un padre capace di non pronunciare una sola parola fuori posto, dopo aver subito una simile atrocità. Dopo aver sofferto ciò che mente umana fatica a poter comprendere. Eppure, c’è gente che non si limita a non capire (di per sé qualcosa che sfugge alla comprensione di chiunque sia dotato di sentimenti di mera umanità), ma si abbassa all’insulto più becero e disgustoso nei confronti di chi ha cercato solo conforto nel prossimo. Speriamo di essere smentiti, ma temiamo il dopo-intervista di ieri sera da Fazio. Qui non si tratta di invocare la sacrosanta denuncia di questi imbecilli senza morale e senza alcun tipo di attributo che possa dirsi umano, c’è da interrogarsi su una deriva. Siamo sempre pronti a dire – comprensibilmente, sia chiaro – “sono pochi”, “sono semplicemente dei frustrati, degli sfigati alla caccia perenne di un nemico”, “non rappresentano nessuno e niente”, ma non sono quei quattro gatti che qualcuno vorrebbe pensare. Spuntano ogni santissimo giorno per insultare, denigrare, martellare ovunque si accenni a un briciolo di buoni sentimenti, di disponibilità verso gli altri. Perché no, di dolcezza e umanità. Rispetto a ciò che ha dovuto subire il papà di Giulia, queste miserie sono il nulla e non meriterebbero neppure di essere commentate, eppure sentiamo la necessità di trovare un limite, un argine a questo dilagare di imbecillità fine a se stessa. All’atto pratico, invochiamo ancora una volta l’identità digitale, perché bisogna finirla con questa pretesa immunità legata a un peraltro inesistente anonimato. Quanto ai principi, reclamiamo il diritto di dire basta al lerciume, alla violenza verbale, all’insensibilità. Sentimenti di cui solo ieri ci si vergognava profondamente e che oggi – a valle di una serie di fenomeni che hanno finito per sdoganare il peggio fra di noi – in troppi considerano un vanto. Per costoro abbiamo una notizia: siete solo dei falliti. Di Fulvio Giuliani

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