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La giungla della scuola e della società italiana

A Castellammare di Stabia, in Campania, un’insegnante di sostegno è stata malmenata da un gruppo di genitori (e nonni!) di ragazzi della scuola media in cui insegna la docente

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La giungla della scuola e della società italiana

A Castellammare di Stabia, in Campania, un’insegnante di sostegno è stata malmenata da un gruppo di genitori (e nonni!) di ragazzi della scuola media in cui insegna la docente

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La giungla della scuola e della società italiana

A Castellammare di Stabia, in Campania, un’insegnante di sostegno è stata malmenata da un gruppo di genitori (e nonni!) di ragazzi della scuola media in cui insegna la docente

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A Castellammare di Stabia, in Campania, un’insegnante di sostegno è stata malmenata da un gruppo di genitori (e nonni!) di ragazzi della scuola media in cui insegna la docente

L’episodio di Castellammare di Stabia, in Campania, è semplicemente allucinante: un’insegnante di sostegno è stata malmenata – e con lei il padre che si trovava a scuola al momento dell’aggressione – da un gruppo di genitori (e anche nonni!) di ragazzi della scuola media in cui insegna la docente.

Aggressione scatenata, a quello che abbiamo potuto capire, da una serie di “voci“ corse all’impazzata fra social e chat WhatsApp sul conto della professoressa, indicata come responsabile di comportamenti non consoni nei confronti degli alunni.

Accuse completamente imprecisate, prive di qualsiasi prova o anche minimo indizio e che soprattutto non appaiano sostenute – a quello che è dato sapere ed è stato riferito dai vertici della scuola e dagli stessi Carabinieri – da alcun tipo di indagine interna o di qualsiasi altro tipo.

Quel che è certo è che una trentina di esagitati hanno dato l’assalto alla scuola, pretendendo prima la sospensione della docente e – ricevuto l’inevitabile rifiuto da parte del dirigente scolastico – hanno deciso di passare alle vie di fatto picchiando lei e il padre che si trovava nell’istituto e che ha cercato di difenderla.

La professoressa è finita all’ospedale con un trauma cranico, il padre ha riportato la frattura di un polso e dovrà essere operato.

Ripetiamo: non sappiamo nulla delle presunte accuse a carico della vittima dell’aggressione, anche perché non ne risultano di alcun genere.

Risultano invece le chat fra i picchiatori improvvisati, i post rilanciati da non si sa chi.

Ci si ghiaccia il sangue nelle vene per almeno due motivi: nel caso fosse tutto completamente inventato, siamo ben oltre la follia assoluta. Anche nell’eventualità in cui dovesse risultare una qualsiasi forma di accusa pregressa, sospetto o altro, l’idea di farsi giustizia da soli è aberrante. Punto.

Qualsiasi persona dotata di minimo senso civico, davanti a voci inquietanti che dovessero riguardare i propri figli – a scuola o altrove – correrebbe dai Carabinieri o dalla Polizia. Questa è invece solo una giungla, la peggiore delle giungle, ed è intorno a noi.

di Fulvio Giuliani

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