La guerra di Caivano
Dopo il maxi blitz nel Parco Verde di Caivano, i clan hanno voluto far sapere che sono ancora lì. Lo denuncia sui social Don Maurizio Patriciello
| Cronaca
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Dopo il maxi blitz nel Parco Verde di Caivano, i clan hanno voluto far sapere che sono ancora lì. Lo denuncia sui social Don Maurizio Patriciello
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Dopo il maxi blitz nel Parco Verde di Caivano, i clan hanno voluto far sapere che sono ancora lì. Lo denuncia sui social Don Maurizio Patriciello
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Dopo il maxi blitz nel Parco Verde di Caivano, i clan hanno voluto far sapere che sono ancora lì. Lo denuncia sui social Don Maurizio Patriciello
«Notte insonne. Notte da incubi. Gli uomini con il mitra sono scappati. Ritorneranno. Intanto si vive nel terrore».
Don Maurizio Patriciello racconta sui social quello che è successo al Parco Verde di Caivano e che peraltro era prevedibile: dopo il blitz delle forze dell’ordine ‘loro’, quelli che da anni comandano fra questi palazzi, hanno voluto far sapere che ci sono ancora. Che lo Stato non ha vinto e che è ancora la camorra a dettar legge. E quindi spari in strada e un’azione dimostrativa che vuole ribadire che l’anti-Stato non si piega.
D’altronde bisognerebbe essere degli illusi per pensare che una maxi-operazione potesse essere sufficiente per cancellare anni di illegalità e violenza. Operazione necessaria, certo importante. Ma qui siamo in una realtà dove le regole da tempo le hanno riscritte i clan. E il fatto che siano subito tornati a sparare dimostra quanto quelli che delinquono al Parco Verde si sentano ancora al sicuro.
A dover avere paura devono invece essere gli onesti, quelli che in queste settimane hanno implorato che – finalmente – lo Stato si facesse vedere. «Siamo stanchi, sfiniti» scrive don Patriciello. Eppure questo è il momento di non fermarsi. Di dare un senso concreto alla visita della presidente Meloni.
I clan non si fermano? Non devono fermarsi nemmeno le istituzioni. Caserme e scuole devono essere le risposte. Perché questa è una guerra. Sulla pelle degli anziani, dei bambini. Di chi subisce e non deve rimanere inascoltato.
di Annalisa Grandi
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