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La Milano Fashion Week si chiude con l’omaggio a Giorgio Armani

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Milano Fashion Week: un addio commosso e raffinato, accompagnato dalle note di Ludovico Einaudi, ha segnato l’ultima sfilata di Re Giorgio

Giorgio Armani Milano Fashion Week

La Milano Fashion Week si chiude con l’omaggio a Giorgio Armani

Milano Fashion Week: un addio commosso e raffinato, accompagnato dalle note di Ludovico Einaudi, ha segnato l’ultima sfilata di Re Giorgio

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La Milano Fashion Week si chiude con l’omaggio a Giorgio Armani

Milano Fashion Week: un addio commosso e raffinato, accompagnato dalle note di Ludovico Einaudi, ha segnato l’ultima sfilata di Re Giorgio

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Un addio commosso e raffinato, accompagnato dalle note di Ludovico Einaudi, ha segnato l’ultima sfilata di Re Giorgio. Nel cortile della Pinacoteca di Brera, trasformato per l’occasione in un palcoscenico intimo e solenne, si è respirata un’atmosfera intrisa di sobrietà, eleganza ed emozione. Non avrebbe mai potuto essere un’occasione mondana, ma una celebrazione discreta, come discreto è sempre stato Armani, con un pubblico consapevole di vivere un momento destinato a restare nella storia della moda.

La scelta della Pinacoteca di Brera non è stata casuale. Uno dei luoghi simbolici della cultura italiana, cuore artistico e storico di Milano, Brera ha collocato Armani dentro la tradizione culturale nazionale, non soltanto nella storia della moda. Un ambiente intimo e solenne, austero e raccolto, perfetto per un addio discreto e raffinato, in linea con la sua personalità. È stato anche un omaggio profondamente “milanese”: Armani e Milano sono inseparabili, e la città lo ha salutato nel luogo che più la rappresenta.

Ad aprire la passerella sono state le note delicate del pianoforte di Ludovico Einaudi, che hanno accompagnato modelli e modelle in un incedere lento e misurato, quasi fosse un rito di rispetto. Anche questa scelta ha avuto un valore simbolico, Einaudi, come Armani, ha costruito il suo linguaggio sull’essenzialità, trasformando la sobrietà in forza. La sua musica, universale e amata in tutto il mondo, ha reso l’omaggio non solo estetico ma anche emotivo, creando un clima di sospensione intima. La palette cromatica della collezione ha ripercorso i codici estetici che hanno reso Armani un simbolo universale tra rigore, armonia ed estrema sobrietà. Un’eleganza misurata e mai ostentata, cifra inconfondibile del suo linguaggio creativo. Il tributo è stato condiviso da una platea d’eccezione, Richard Gere, Cate Blanchett, Valeria Golino, Isabella Ferrari, Federica Pellegrini, Dušan Vlahović. Presenze che hanno testimoniato la portata internazionale di un uomo capace di superare la moda per diventare icona culturale, ambasciatore silenzioso di un’Italia che nel suo stile ha trovato orgoglio e identità.

È stato un addio privo di clamore, in cui a parlare sono stati gli abiti con tessuti e silhouette che hanno raccontato oltre quarant’anni di stile inimitabile. Nella sala di Brera, tra applausi e silenzi carichi di riconoscenza, si è percepito il rispetto di chi sapeva di salutare non soltanto uno stilista, ma un pezzo di storia italiana.

Un momento intriso di commozione, capace di toccare chi Giorgio Armani lo ha conosciuto e seguito negli anni, ma anche di rivolgersi alle nuove generazioni. In un panorama contemporaneo incerto, questa sfilata-omaggio ha assunto il valore di un ponte simbolico tra passato e futuro come un dialogo tra memoria e speranza, tra l’eredità lasciata e la volontà di continuare a scrivere nuove pagine nel solco del suo insegnamento. Giorgio Armani continuerà a vivere nelle linee sobrie di una giacca impeccabile, nella leggerezza di un tessuto che accarezza senza gridare, in quella discrezione che è stata la sua forza. E continuerà a vivere nel cuore di chi riconosce nella moda un linguaggio universale, capace di raccontare un Paese e i suoi sogni.

Di Serena Parascandalo

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