A Silvi, in un novembre che profuma ancora di mare, l’Abruzzo ha ospitato uno di quegli incontri che raccontano meglio di tante dichiarazioni ufficiali cosa significhi costruire un’Europa delle comunità. La città adriatica è diventata il punto di incontro tra amministratori italiani – come il sindaco Andrea Scordella – e delegazioni ucraine provenienti dalle regioni di Dnipro, Zaporizhzhia, Kyiv e Sumy, arrivate in Abruzzo per una serie di conferenze dedicate alla cooperazione territoriale e alla ricostruzione del Paese aggredito dalla Russia.
L’iniziativa, organizzata dal Congresso nazionale delle associazioni ucraine in Italia (Cnaui) insieme ai governi locali ucraini, si inserisce in un programma più ampio che comprendeva due giornate di lavori: “Cooperazione territoriale internazionale Italia-Ucraina” e “Comunità senza confini”. Tavole rotonde, presentazioni di progetti, momenti di confronto tra amministratori, funzionari e imprese: un mosaico di relazioni che sta crescendo dal basso, fuori dai riflettori, ma con un peso politico concreto. Questa è solo l’ultima di molte conferenze regionali e ormai tra delegati ci si chiama per nome, ci si conosce. Si fa comunità.
Tra gli interventi centrali quello di Stefano Cianciotta, capo di gabinetto della Presidenza della Regione Abruzzo, che ha ricordato come la regione sia stata fra le prime in Italia a mobilitarsi per l’emergenza ucraina. L’Abruzzo conosce la fragilità delle città ferite: i terremoti del 2009 e del 2016 hanno generato competenze uniche nella ricostruzione, nel recupero del patrimonio storico e nel rafforzamento delle strutture civili.
«Le nostre ferite sono diventate esperienza e oggi possiamo metterla a disposizione di chi vive la devastazione della guerra» ha ricordato Cianciotta. In questo quadro si inserisce anche la nascita all’Aquila della nuova sede della Scuola nazionale dell’amministrazione: un luogo in cui formare la futura classe dirigente italiana e, potenzialmente, anche ucraina. Uno spazio di scambio di competenze amministrative che, in prospettiva, potrebbe contribuire alla formazione di una nuova élite pubblica ucraina con solide basi europee.
Marco Papponetti, funzionario della Protezione civile abruzzese, ha ricordato come la regione sia stata tra le più pronte nella gestione dell’emergenza del Paese in guerra: «L’Abruzzo ha accolto 9.800 cittadini ucraini in questi anni. Oggi soltanto mille di loro sono ancora ospitati in strutture, gli altri hanno trovato soluzioni autonome». La fase di emergenza nazionale «si è formalmente chiusa il 31 dicembre 2024, ma il lavoro prosegue nelle Prefetture in regime ordinario: l’accoglienza ora è continuità amministrativa».
La conferenza di Silvi arriva a pochi mesi dalla Ukraine Recovery Conference di Roma, un appuntamento che ha fatto da apripista al dialogo di oggi. In quell’occasione, alla presenza del governo italiano e di decine di amministrazioni locali, erano stati firmati oltre 110 accordi tra istituzioni e imprese per un valore complessivo di circa 16 miliardi di euro: impegni su energia, infrastrutture, rigenerazione urbana e sviluppo turistico.
È proprio in quel contesto che Silvi aveva siglato il suo primo memorandum con Mena e Trostyanets, entrando a pieno titolo nella rete dei Comuni italiani coinvolti nella ricostruzione ucraina. La conferenza di Silvi è quindi la naturale prosecuzione di quel percorso: dal livello nazionale a quello territoriale, dalle grandi intese ai progetti concreti che passano per i Comuni e le loro comunità.
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