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Linda Cerruti e i commenti da ignorare

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Da quanto successo a Linda Cerruti emerge una volta di più la necessità di un maggior controllo. Ma anche smettere di fare da cassa di risonanza a questi soggetti.
Linda Cerruti

Linda Cerruti e i commenti da ignorare

Da quanto successo a Linda Cerruti emerge una volta di più la necessità di un maggior controllo. Ma anche smettere di fare da cassa di risonanza a questi soggetti.
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Linda Cerruti e i commenti da ignorare

Da quanto successo a Linda Cerruti emerge una volta di più la necessità di un maggior controllo. Ma anche smettere di fare da cassa di risonanza a questi soggetti.
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Una spaccata in verticale sulla testa, quella con cui, in acqua, ha iniziato l’esercizio che le ha fatto conquistare l’argento europeo. Ma sui social quella foto, postata da Linda Cerruti, campionessa di nuoto sincronizzato, è diventato l’appiglio per quelli che la Rete la utilizzano per dar sfogo al peggio di loro stessi. E così il profilo dell’atleta è stato inondato di commenti a sfondo sessuale e battute di cattivo gusto.

Lei ha deciso di replicare ma in verità, c’è poco da stupirsi. È lo stesso principio di chi si mette a scrivere sulle pareti dei bagni pubblici: online ci si sente “protetti” dal fatto di trincerarsi dietro un’identità virtuale e così ci si permette quello che difficilmente si avrebbe il coraggio di dire di persona. Criticabile, fastidioso, assolutamente. E però è una dinamica arcinota: che si tratti di fare battute sessiste o di insultare, il terreno fertile in cui esibirsi è proprio il web.

Oltre a un maggior controllo, che è sempre auspicabile, bisognerebbe però smettere di fare da cassa di risonanza a questi soggetti. Insomma ignorarli, non dare tutta quest’importanza a tali bassezze forse contribuirebbe a farli sentire meno “importanti”. Perché in fondo sono alla ricerca di un pubblico, di qualche like, di un modo per sentirsi “qualcuno”. Di un minuto di celebrità guadagnato a suon di insulti e battute. Che lì restano, in quello spazio virtuale che non deve avere il potere di condizionare la vita reale. È l’unico modo per provare a disinnescare questo meccanismo perverso.

di Annalisa Grandi

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