Malagiustizia con effetti inammissibili
Il figlio di sette anni è stato ucciso a Morazzone dal padre, Davide Paitoni 40 anni, già noto alla procura di Varese per la sua pericolosità. Probabilmente questa tragedia poteva essere evitata, va fatta chiarezza.
| Cronaca
Malagiustizia con effetti inammissibili
Il figlio di sette anni è stato ucciso a Morazzone dal padre, Davide Paitoni 40 anni, già noto alla procura di Varese per la sua pericolosità. Probabilmente questa tragedia poteva essere evitata, va fatta chiarezza.
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Il figlio di sette anni è stato ucciso a Morazzone dal padre, Davide Paitoni 40 anni, già noto alla procura di Varese per la sua pericolosità. Probabilmente questa tragedia poteva essere evitata, va fatta chiarezza.
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Il figlio di sette anni è stato ucciso a Morazzone dal padre, Davide Paitoni 40 anni, già noto alla procura di Varese per la sua pericolosità. Probabilmente questa tragedia poteva essere evitata, va fatta chiarezza.
Davide Paitoni, l’uomo che ha ucciso il figlio di sette anni, era socialmente pericoloso e la Procura di Varese lo sapeva. Ancora più sconcertante è quello che emerge sul cortocircuito giudiziario che ha innescato questa vicenda. Il presidente del Tribunale aveva fatto sapere che nulla era loro arrivato riguardo alle denunce a carico dell’uomo per maltrattamenti in famiglia e che quindi gli incontri tra padre e figlio erano stati autorizzati visto che lui si trovava ai domiciliari per il pericolo di inquinamento delle prove e non perché risultasse pericoloso. In Procura rispondono che, quando venne chiesto il provvedimento cautelare, era stata contestata la pericolosità del padre del bimbo e che al gip erano note anche quelle denunce presentate sia dalla moglie sia dai genitori di lei. Va chiarito al più presto cosa sia avvenuto e come sia stato possibile allora che venisse comunque accettata la richiesta dell’avvocato di Paitoni. Il ministro Cartabia ha disposto di svolgere «con urgenza» accertamenti su tutta questa vicenda. Appare chiaro che vi sia stato un blackout di cui qualcuno dovrà rispondere. Anche perché il gip nell’ordinanza di custodia cautelare sottolinea come il pubblico ministero avesse indicato che le denunce per maltrattamenti potevano risolversi anche «favorevolmente per l’indagato». Insomma, su quelle non c’erano ancora certezze sufficienti. Su chi abbia sbagliato verrà fatta chiarezza. Restano il dramma e la sensazione che forse tutto questo poteva essere evitato.
di Annalisa Grandi
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