Massimo Mirabelli, morire al lavoro in pensione. Per arrotondare
Scaricava i cesti di biancheria per un hotel. A 76 anni, era tornato a lavorare perché la sua pensione non bastava per le esigenze della famiglia. È morto al suo primo giorno di lavoro, Massimo Mirabelli

Massimo Mirabelli, morire al lavoro in pensione. Per arrotondare
Scaricava i cesti di biancheria per un hotel. A 76 anni, era tornato a lavorare perché la sua pensione non bastava per le esigenze della famiglia. È morto al suo primo giorno di lavoro, Massimo Mirabelli
Massimo Mirabelli, morire al lavoro in pensione. Per arrotondare
Scaricava i cesti di biancheria per un hotel. A 76 anni, era tornato a lavorare perché la sua pensione non bastava per le esigenze della famiglia. È morto al suo primo giorno di lavoro, Massimo Mirabelli
Scaricava i cesti di biancheria per un hotel. A 76 anni, era tornato a lavorare perché la sua pensione non bastava per le esigenze della famiglia. È morto al suo primo giorno di lavoro, Massimo Mirabelli.
Un uomo che aveva lavorato tutta la vita e che aveva deciso di tornare al lavoro perché si sa, certe pensioni bastano appena a sopravvivere. Era felice, di tornare a lavorare. Non gli pesava, perché quello che gli importava era poter garantire una vita dignitosa ai suoi cari. Che ora sono sconvolti, così come il titolare dell’azienda in cui aveva iniziato proprio quel giorno. Massimo Mirabelli era tra l’altro il padre dell’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Livorno.
Una storia triste, che racconta delle difficoltà che tanti anziani vivono in silenzio. Ma anche la storia di un uomo che non ha guardato all’età, non si è preoccupato della fatica. Solo della sua famiglia, come aveva fatto per tutta la vita.
A chiarire le cause della morte sarà l’autopsia, certo è che la tragedia ha sconvolto l’intera città di Livorno.
Le parole di Federico, il figlio di Massimo Mirabelli
Il figlio Federico, in un’intervista al Corriere della Sera, spiega il perché Massimo Mirabelli, a 76 anni, continuasse a lavorare: “Mio padre continuava a lavorare per aiutare la famiglia, per consentire a tutti di vivere serenamente”.
Il figlio aggiunge: “Mio padre ha passato tutta la vita ad andare avanti e indietro per mezza Italia a fare consegne. Poi è arrivato il tempo di andare in pensione. E dopo 40 anni di lavoro ha scoperto che quei soldi non gli bastavano per vivere senza pensieri. Aveva cominciato proprio giovedì a lavorare”.
“Negli anni Ottanta però sono cominciati i problemi economici – prosegue – e lui ha lavorato come dipendente per alcuni corrieri. Poi ha anche aperto un’impresa individuale, con il camioncino faceva le consegne in giro per la Toscana. Ma “dopo quarant’anni di lavoro prendeva la pensione da artigiano”.
“Tante volte in casa abbiamo detto a mio padre di riposarsi, di non stancarsi troppo. Ma lui era così, come quelli della sua generazione: incapace di stare fermo” dice il figlio.
Poi, il tragico evento: “Abbiamo ricevuto la chiamata da un ispettore di Montecatini – racconta Federico – All’inizio non volevo crederci. Io vivo con i miei genitori e la mattina avevo sentito mio padre alzarsi presto e uscire di casa”.
di Annalisa Grandi
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