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Milano, detenuto in fuga si toglie la vita. Trovato in un laghetto il corpo della collega scomparsa

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Le tracce di Emanuele De Maria si erano perse. Il detenuto in fuga, ricercato ovunque, si è ucciso. Il cadavere della collega scomparsa è stato ritrovato al Parco Nord di Milano

Detenuto in fuga

Milano, detenuto in fuga si toglie la vita. Trovato in un laghetto il corpo della collega scomparsa

Le tracce di Emanuele De Maria si erano perse. Il detenuto in fuga, ricercato ovunque, si è ucciso. Il cadavere della collega scomparsa è stato ritrovato al Parco Nord di Milano

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Milano, detenuto in fuga si toglie la vita. Trovato in un laghetto il corpo della collega scomparsa

Le tracce di Emanuele De Maria si erano perse. Il detenuto in fuga, ricercato ovunque, si è ucciso. Il cadavere della collega scomparsa è stato ritrovato al Parco Nord di Milano

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Era finito in carcere per aver ucciso una 23enne, e dopo l’omicidio era scappato in Germania. Da due anni aveva dei permessi per lavorare in un hotel, a Milano. Poi, dopo il lavoro, doveva rientrare in carcere. Qui l’inizio della vicenda surreale e tragica che ha visto coinvolto un 35enne, Emanuele De Maria, che dopo aver accoltellato un collega che lavorava nello stesso hotel aveva fatto perdere le sue tracce. Fino a oggi. Perché De Maria, il detenuto in fuga che era ricercato ovunque, si è ucciso. Si è buttato dal Duomo di Milano. È stato riconosciuto dai tatuaggi. Ma non solo. È stata trovata morta la sua collega 50enne che risultava sparita e di cui i familiari avevano denunciato la scomparsa. Il cadavere è stato ritrovato al Parco Nord di Milano.

Una storia che sembra un film e che invece è avvenuta realmente, una storia incredibile e che non può che far riflettere. De Maria viene descritto come un detenuto modello, ma anche come un dipendente modello, visto che l’hotel in cui lavorava quando era in permesso lo aveva assunto a tempo indeterminato. Eppure ha accoltellato un collega, presumibilmente ha ucciso una collega, e poi si è tolto la vita.

Il detenuto in fuga e l’annosa questione della funzione rieducativa del carcere

Una vicenda che riapre l’annosa questione della funzione rieducativa del carcere, che va oltre quella punitiva, ma che di certo non può che far sorgere interrogativi inquietanti sui metodi di valutazione dei detenuti. Certo i raptus sono tali perché imprevedibili ma qua stiamo parlando di una persona che aveva già ucciso, e che aveva pure tentato la fuga all’estero. Di certo se ci sono stati degli errori andranno accertati, intanto questa vicenda ha avuto il peggiore e più tragico degli epiloghi.

di Annalisa Grandi

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