Quando si rinuncia alla legalità e al futuro
Leggevo ieri la notizia dell’arresto per cumulo di pene della madre del 13enne alla guida dell’auto rubata, che ha investito e ucciso una donna di 71 anni a Milano pochi giorni fa

Quando si rinuncia alla legalità e al futuro
Leggevo ieri la notizia dell’arresto per cumulo di pene della madre del 13enne alla guida dell’auto rubata, che ha investito e ucciso una donna di 71 anni a Milano pochi giorni fa
Quando si rinuncia alla legalità e al futuro
Leggevo ieri la notizia dell’arresto per cumulo di pene della madre del 13enne alla guida dell’auto rubata, che ha investito e ucciso una donna di 71 anni a Milano pochi giorni fa
Leggevo ieri la notizia dell’arresto per cumulo di pene della madre del 13enne alla guida dell’auto rubata, che ha investito e ucciso una donna di 71 anni a Milano pochi giorni fa. I due episodi non hanno alcuna relazione diretta, ma riflettono con una precisione oseremmo dire fotografica le sconfortate riflessioni che avevamo fatto all’indomani di quella tragedia.
In particolare, l’angoscia e lo sconcerto per l’esistenza di aree sottratte alla legalità e alla civiltà nelle nostre città, in mezzo a noi. Il che non dovrebbe mai essere un tema di destra o di sinistra, perché il solo catalogare una simile (banale) riflessione come di parte dovrebbe fare accapponare la pelle a chiunque.
Invece, all’indomani di quella morte assurda, abbiamo assistito (e commentato) il solito scambio di accuse e contro accuse, anatemi e assoluzioni come se un campo abusivo in cui si coltivi l’illegalità come unico sistema di sopravvivenza, possa essere qualcosa di diverso da un’offesa al senso di civiltà di ciascuno.
Un’insopportabile onda per la nostra comunità che si descrive così moderna, avanzata e sensibile permettere che delle bambine e dei bambini vengano allevati sin dai primissimi anni di vita, con il solo scopo di moltiplicare manodopera per la delinquenza.
Questo Paese che nei decenni non è riuscito a liberarsi da un abuso incivile della carcerazione preventiva nelle grandi inchieste che finiscono in prima serata, nei post dei social e in prima pagina non riesce ad applicare alcuna misura restrittiva a gentaglia arcinota alle forze dell’ordine e che imperversa fra cittadini e turisti delle nostre città ormai da lustri.
Perfettamente conscia della propria impunità di fatto.
Però urliamo un paio di frasi sempre uguali sui campi rom fa radere al suolo o in risposta sul fascismo risorgente e ci puliamo la coscienza. Fino alla prossima tragedia, perché del prossimo furto e del prossimo scippo nessuno di noi avrà notizie.
di Fulvio Giuliani
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- Tag: cronaca
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