Minorenni e criminali
E criminali sono i due omicidi dell’altro giorno a Pescara e, minorenni, godranno però di tutte le tutele previste dall’ordinamento penale italiano
Minorenni e criminali
E criminali sono i due omicidi dell’altro giorno a Pescara e, minorenni, godranno però di tutte le tutele previste dall’ordinamento penale italiano
Minorenni e criminali
E criminali sono i due omicidi dell’altro giorno a Pescara e, minorenni, godranno però di tutte le tutele previste dall’ordinamento penale italiano
E criminali sono i due omicidi dell’altro giorno a Pescara e, minorenni, godranno però di tutte le tutele previste dall’ordinamento penale italiano
Si muovono in branco. Appartengono a tutte le classi sociali. Li definiscono baby gang. E spesso sono babycriminali. Baby assassini. Gli ultimi esemplari della specie sono diciassettenni come la loro vittima. È successo a Pescara. 25 coltellate. Volevano essere sicuri che morisse, evidentemente. Pare che la ‘ragione’ dell’omicidio sia un debito di droga di 250 euro. M’è venuto in mente “La città dei vivi”, il romanzo di Nicola Lagioia che ricostruisce l’orribile vicenda di Luca Varani, il 22enne ucciso a martellate senza un reale motivo. Così, per vedere l’effetto che fa, in una forma di impazzimento da parte di due omicidi posseduti da quelli che Alain Robbe-Grillet avrebbe definito «spostamenti progressivi del piacere intrisi di orgasmo sadico».
La cronaca restituisce periodicamente crudeltà che sono tuttavia sempre coerenti con la contemporaneità, per frequenza e tipologia. Negli anni Settanta la maggior parte delle aggressioni (anche mortali) aveva caratura politica, ma non ne mancava nemmeno una nera-nera: fra gli episodi di cronaca più indigeribili dall’opinione pubblica il caso Maso, il massacro del Circeo, lo stupro subìto da Franca Rame nel 1973, quando quella violenza era ancora rubricata come indecenza contro la morale pubblica e non come crimine contro la persona (come solo in seguito sarà finalmente riconosciuta). E criminali sono i due omicidi dell’altro giorno a Pescara. Punto. Per la loro minore età, i presunti assassini godranno però di tutte le tutele previste dall’ordinamento penale italiano.
A questo punto è necessario fermarsi per una riflessione possibilmente priva di ipocrisia – e proprio per questo assai difficile – ricordando però, per dirla con Hegel, che se «la vendetta è sempre giusta, non è però mai giustizia». Ipocrisia vorrebbe che da homo sapiens tecnologicus e progressista (categoria da me testé inventata) mi mettessi qui a pontificare su tutti quei mali della società (dagli iPad a “X Factor”, passando per Sanremo) che direttamente e/o indirettamente hanno infiltrato le anime belle di quei due pargoli pescaresi – sempre che siano stati loro gli autori del crimine – trasformandoli negli ultimi mostri per talk show di bocca buona. Invece no. Esiste la responsabilità individuale. Una responsabilità che nell’arco del tempo – per esempio da quegli anni Settanta citati – è assai cambiata, parallelamente a un ingresso nel mondo degli adulti che oggi avviene molto prima in ogni campo, a cominciare da quello sessuale.
Si sta discutendo se abbassare il limite per la patente a 16 anni, come in alcuni Stati americani: un traguardo per i teenager di oggi come il raggiungimento della maggiore età ai miei tempi (fino al 1975 rimase fissata a 21 anni). Il Codice di procedura penale andrebbe dunque ripensato, perché le azioni criminali compiute da moltissimi minorenni rispondono a dinamiche, situazioni, comportamenti ‘adulti’. Il discorso su una società che favorisce per forma e sostanza l’esercizio della violenza (vedi i femminicidi che restano sugli stessi livelli ogni anno) va fatto, ma senza ipocrisie di comodo e senza arrivare alle conclusioni (soluzioni) assai restrittive di quel bontempone di Hobbes e del di lui collega Locke.
di Pino Casamassima
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