Si chiamava Ginevra e aveva solo due anni. A ucciderla è stato il Covid, ma a rendere la sua morte se possibile ancor più inaccettabile è che nella Calabria dove viveva non ci fossero terapie intensive per curarla. Per questo è stata portata con un volo militare a Roma: una corsa contro il tempo che purtroppo si è rivelata inutile. A Crotone, dove era stata ricoverata, e poi a Catanzaro non c’erano le strumentazioni adatte. A oggi non c’è in tutta la Regione una sola terapia intensiva pediatrica. C’è invece una sanità commissariata da undici anni. C’è un ex commissario, costretto alle dimissioni dopo che in tv aveva detto di non sapere che spettasse a lui redigere il piano per l’emergenza Covid. C’è un governatore, che era stato nominato commissario ad acta. E un subcommissario nominato a novembre dal Consiglio dei ministri che ancora non ha potuto prendere servizio. Insomma, il caos totale. E in tutto questo, inefficienze che si trascinano da anni se non decenni. E di cui però qualcuno deve rispondere. Non darà sollievo alla famiglia di Ginevra ma forse servirà a impedire altre morti così.
di Annalisa Grandi
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