“Non aveva altra scelta”: prosciolto il maresciallo Luciano Masini che uccise l’aggressore armato di coltello – IL VIDEO
Villa Verrucchio (Rimini) – Filmati e perizie confermano: il maresciallo Luciano Masini agì per salvare vite. Chiesta l’archiviazione
La Procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per eccesso colposo di legittima difesa a carico del maresciallo Luciano Masini. Dopo aver sparato e ferito mortalmente il 23enne egiziano Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta nella notte di Capodanno a Villa Verucchio (Rimini). Le indagini, basate sulle ricostruzioni effettuate tramite i filmati girati dai passanti e consulenze balistiche, confermano che Masini ha agito per proteggere sé stesso. E i cittadini che erano rimasti feriti dall’aggressore armato di coltello. Dunque, in una situazione estremamente pericolosa, il suo intervento è stato ritenuto legittimo e proporzionato rispetto alla gravità della minaccia.
L’accaduto risale al 31 dicembre 2024, a pochi minuti dalla mezzanotte. Sitta, armato e in evidente stato di alterazione, ha accoltellato quattro persone nel centro di Villa Verucchio (Rimini). Due diciottenni e una coppia di turisti romani. La ferocia di Sitta, che si scagliava indistintamente sui passanti, ha seminato il panico tra la folla. La zona era gremita in vista degli imminenti festeggiamenti, tanto che l’intervento dei carabinieri, che si trovavano già sul posto, è stato tempestivo. A poche ore dai fatti è stata aperta un’inchiesta. E il cugino dell’aggressore, Said, ha espresso pubblicamente il dolore e lo sconcerto della famiglia: “Muhammad non doveva morire. Perché hanno sparato? Perché non hanno provato a fermarlo in un altro modo? È stato ammazzato ingiustamente. Chiederemo giustizia per lui”.
Il maresciallo Luciano Masini ha intimato più volte all’aggressore di gettare il coltello
Secondo la ricostruzione fornita dalla procura, il maresciallo Masini ha intimato più volte all’aggressore di gettare il coltello. Questi, invece, si è scagliato contro il militare nel tentativo di colpirlo. A questo punto il maresciallo ha esploso 12 colpi. I primi sei a terra, a scopo intimidatorio. Mentre gli ultimi cinque sono stati diretti al corpo di Sitta per fermarlo, quando l’uomo si trovava ormai a meno di mezzo metro da lui. Per stabilire con esattezza la dinamica sono stati analizzati diversi video girati dai presenti e postati sui social. Le immagini mostrano l’intera sequenza da diverse angolazioni e sono state ritenute prove decisive. L’uso dell’arma da fuoco è stato giustificato in mancanza di alternative efficaci. Il militare, infatti, non era dotato di taser né di strumenti o armi meno letali.
La richiesta di archiviazione, depositata il 17 giugno 2025, sottolinea come il maresciallo “non avesse avuto altra scelta” per proteggere la propria vita e quella dei civili presenti. L’indagine, definita un atto dovuto, si è conclusa senza il rinvio a giudizio e dunque senza processo. Nel frattempo, per sostenere le spese legali i cittadini hanno promosso una raccolta fondi che ha già superato i 40mila euro. Mentre la Procura ha ritenuto chiusa la vicenda, dal canto suo la famiglia di Muhammad Sitta, assistita dall’avvocato Alvaro Rinaldi, potrebbe valutare di presentare un’opposizione all’archiviazione.
di Angelo Annese
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