Non ho l’età, non ho l’età per plagiarti
Della presunta storia tra la preside del liceo romano “Eugenio Montale” e lo studente dell’ultimo anno sappiamo tutto e niente. Quello su cui invece non c’è alcun dubbio è il diverso trattamento che la stampa ha riservato ai due protagonisti della vicenda.

Non ho l’età, non ho l’età per plagiarti
Della presunta storia tra la preside del liceo romano “Eugenio Montale” e lo studente dell’ultimo anno sappiamo tutto e niente. Quello su cui invece non c’è alcun dubbio è il diverso trattamento che la stampa ha riservato ai due protagonisti della vicenda.
Non ho l’età, non ho l’età per plagiarti
Della presunta storia tra la preside del liceo romano “Eugenio Montale” e lo studente dell’ultimo anno sappiamo tutto e niente. Quello su cui invece non c’è alcun dubbio è il diverso trattamento che la stampa ha riservato ai due protagonisti della vicenda.
Della presunta storia tra la preside del liceo romano “Eugenio Montale” e lo studente dell’ultimo anno sappiamo tutto e niente. Sappiamo tutto perché non c’è una sola testata che non se ne sia occupata, prodigandosi in dettagli più o meno scabrosi e più o meno veritieri. Non sappiamo niente perché – in una storia in cui ancora nulla è stato verificato – siamo alla parola di lei contro quella di lui e lei nega proprio che la relazione ci sia mai stata.
Quello su cui invece non c’è alcun dubbio è il diverso trattamento che la stampa ha riservato ai due protagonisti della vicenda: mettendo alla berlina la quarantanovenne dirigente scolastica (con tanto di generalità, foto e profili social) e presentando il ragazzo unicamente con le iniziali nonostante la maggiore età ma soprattutto proponendo una lettura decisamente di parte di tutta la storia. Lei è l’approfittatrice, la perversa, la donna “sessualmente attiva” che ha irretito lui, il povero piccolo innocente, sedotto e manipolato.
Tanti hanno scritto che se la storia fosse stata a sessi invertiti, tra un preside e una studentessa, il trattamento riservato a lui sarebbe stato ancora peggiore eppure mai, in questi anni, anche quando le studentesse erano ancora minorenni, sono state pubblicate foto dei professori colpevoli di aver intrecciato con loro una relazione.
Non solo: l’idea che la donna sia sempre e comunque quella che irretisce e manipola è molto più radicata di quanto non sembri. Dalla storia di Salomè a quella di Lolita, passando per Lady Macbeth e arrivando alla cronaca più recente, è sempre la donna – giovane o meno giovane che sia – a trascinare l’uomo in storie torbide e pericolose.
Basti pensare al diverso trattamento che è stato riservato negli anni a due vicende molto diverse ma in alcuni punti parallele (nomi compresi): quella tra l’ottantenne Silvio Berlusconi e la trentenne compagna di turno e quella tra il trentanovenne Silvio Muccino e la compagna sessantottenne Carla Vangelista.
In ambedue i casi, nonostante la differenza d’età a sessi invertiti, a ‘plagiare’ i due Silvio – per l’opinione pubblica ma anche per i famigliari – sono state le compagne. Che serpeggi un bieco maschilismo anche nella lettura di queste storie è evidente: impossibile che un ragazzo di nemmeno quarant’anni sia attratto da una donna di quasi settanta a meno che non sia stato ‘plagiato’, mentre è la ragazza trentenne che ‘plagia’ l’uomo ottantenne nel tentativo di spillargli soldi. Comunque la si veda, la responsabilità maschile è sempre attenuata.
A pensarci bene, è così da sempre: da quando una ragazza chiamata Eva ha costretto un certo Adamo a mangiare la mela. Il resto della storia la conosciamo e a scriverla non è stata di certo una donna.
di Maruska Albertazzi
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