Non possiamo girarci dall’altra parte
La tragedia avvenuta alla vigilia di Natale ci ricorda che non possiamo ignorare l’ennesimo naufragio nel Mar Mediterraneo
Non possiamo girarci dall’altra parte
La tragedia avvenuta alla vigilia di Natale ci ricorda che non possiamo ignorare l’ennesimo naufragio nel Mar Mediterraneo
Non possiamo girarci dall’altra parte
La tragedia avvenuta alla vigilia di Natale ci ricorda che non possiamo ignorare l’ennesimo naufragio nel Mar Mediterraneo
Quanto è accaduto nel Mar Mediterraneo alla vigilia di Natale – l’ennesimo naufragio a cui non siamo riusciti a dedicare che qualche titolo nella sbornia generale del Natale e un fugace pensiero in questi giorni dedicati alla famiglia – ci riporta in fin dei conti sempre allo stesso (tragico) punto.
Per quanto nessuno possa negare l’assoluta mancanza di scrupoli di chi organizza questi allucinanti viaggi della morte, prima nei deserti africani e poi nel Mediterraneo, non c’è alcuna considerazione che possa cancellare un terribile, raggelante dato di fatto: ogni anno centinaia di migliaia di persone affrontano il concreto e più che probabile rischio di morte per sé e i propri cari – bambini compresi – pur di coltivare la speranza di raggiungere l’Europa.
Di raggiungere un’idea di vita che possa in qualche misura far rima con speranza.
Se ti imbarchi su un relitto in pieno inverno, sul finire di dicembre, in mano a gente priva del sia pur minimo scrupolo e ogni residua traccia di umanità, lo fai perché senti che quella è l’ultima strada rimasta. L’ultima possibilità per non morire di fame, di stenti, di lavori disumani. Per non finire schiavi degli esseri più abbietti della terra. Per raggiungere noi e la nostra vita.
Perché noi e la nostra vita, pur con gli infiniti errori, gli enormi limiti e la tracotante superbia con cui ci permettiamo di descriverci come dei disperati e dei morti di fame, per queste persone disposte a mettere sul piatto la vita dei propri figli rappresentiamo l’Eden. La terra promessa.
Cerchiamo di ricordarlo, per decenza, per umanità e per non doverci vergognare anche a cavallo del Natale.
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