Una volta Marcello Marchesi, ironizzando sul gusto italiano per i premi, disse: «“La donna ideale” è stato conferito quest’anno ad Anita Garibaldi che, come risulta dal monumento al Gianicolo, va a cavallo, allatta il bambino e spara. Tutto contemporaneamente». Ancora oggi non esistono parole migliori per descrivere l’inutilità retorica dei premi, di cui in Italia facciamo uso in abbondanza. Sino al punto da avere le idee confuse, non sui premi ma sul diritto.
La vicenda è questa: l’avvocato che ha assistito, come consulente, la Gkn Driveline Firenze, l’azienda che lo scorso luglio ha inviato via email 422 lettere di licenziamento ai lavoratori, ha ricevuto il riconoscimento della TopLegal Awards 2021, un importante premio nel settore forense. Nel riceverlo ha manifestato tutta la propria contentezza, postando le ragioni del successo. Apriti cielo. Dalla politica, dai giornali e via discorrendo è stato un fioccare di indignazione e lezioni di morale.
Dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani al sindaco di Firenze Dario Nardella, dal ministro del Lavoro Andrea Orlando al viceministro allo Sviluppo economico Alessandra Todde, tutti a manifestare il proprio disgusto o biasimo.
L’avvocato può aver sbagliato le parole di esultanza, per carità, ma a noi spaventa un’Italia dove si fa strada la convinzione che gli avvocati debbano difendere solo i buoni o i licenziati e non i cattivi o i datori che licenziano. Una visione che porta a un solo risultato: la fine del diritto.
di Massimiliano Lenzi
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