
Omicidio Sofia Stefani, emergerebbe quadro da schiavismo sessuale
Una sorta di imitazione del film “50 sfumature di grigio”. Solo nella vita reale. E con un finale tragico. È il retroscena emerso nel processo per l’omicidio a Bologna della vigilessa 34enne Sofia Stefani, uccisa lo scorso anno all’interno del comando di polizia municipale di Anzola nell’Emilia
Omicidio Sofia Stefani, emergerebbe quadro da schiavismo sessuale
Una sorta di imitazione del film “50 sfumature di grigio”. Solo nella vita reale. E con un finale tragico. È il retroscena emerso nel processo per l’omicidio a Bologna della vigilessa 34enne Sofia Stefani, uccisa lo scorso anno all’interno del comando di polizia municipale di Anzola nell’Emilia
Omicidio Sofia Stefani, emergerebbe quadro da schiavismo sessuale
Una sorta di imitazione del film “50 sfumature di grigio”. Solo nella vita reale. E con un finale tragico. È il retroscena emerso nel processo per l’omicidio a Bologna della vigilessa 34enne Sofia Stefani, uccisa lo scorso anno all’interno del comando di polizia municipale di Anzola nell’Emilia
Una sorta di imitazione del film “50 sfumature di grigio”. Solo nella vita reale. E con un finale tragico. È il retroscena emerso nel processo per l’omicidio a Bologna della vigilessa 34enne Sofia Stefani, uccisa lo scorso anno all’interno del comando di polizia municipale di Anzola nell’Emilia
Una sorta di imitazione del film “50 sfumature di grigio”. Solo nella vita reale. E con un finale tragico. È il retroscena emerso nel processo per l’omicidio a Bologna della vigilessa 34enne Sofia Stefani, uccisa lo scorso anno all’interno del comando di polizia municipale di Anzola nell’Emilia.
A processo per quell’omicidio il comandante di quella stazione, Giampiero Gualandi, con cui la donna aveva una relazione. Ed è emerso che fra i due sarebbe stato stipulato una sorta di contratto. Un accordo in cui in sostanza si sanciva che lui si autodefiniva, padrone, “colui che tutto può sulla sua schiava”.
Per i difensori dell’uomo solamente un gioco, per l’accusa la dimostrazione di come la donna, con una personalità fragile, fosse in una condizione di sottomissione rispetto all’uomo che aveva con lei una relazione extraconiugale. I difensori dell’ex comandante sostengono che quel giorno il colpo di pistola sia partito per sbaglio, diversa la tesi dell’accusa.
Quale sia la verità, lo accerterà solo il processo.
di Annalisa Grandi
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- Tag: Italia
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