Ordinanze di facciata sui fuochi di Capodanno
Che senso hanno i divieti dei fuochi d’artificio privati, sapendo che nessuno che non voglia rispettarli si farà il minimo problema?
Ordinanze di facciata sui fuochi di Capodanno
Che senso hanno i divieti dei fuochi d’artificio privati, sapendo che nessuno che non voglia rispettarli si farà il minimo problema?
Ordinanze di facciata sui fuochi di Capodanno
Che senso hanno i divieti dei fuochi d’artificio privati, sapendo che nessuno che non voglia rispettarli si farà il minimo problema?
Che senso hanno i divieti dei fuochi d’artificio privati, sapendo che nessuno che non voglia rispettarli si farà il minimo problema?
Ogni anno, con l’avvicinarsi della notte di Capodanno, si riaccende il solito, stanco dibattito sull’uso dei fuochi d’artificio. Guardando questi fuochi al Passo del Tonale, mi è venuto naturale scrivere dei divieti che da Nord a Sud sempre più comuni italiani emanano per vietarne l’utilizzo. Appellandosi a ragioni di sicurezza, rispetto per gli animali e tutela dell’ambiente.
Tuttavia, la domanda che emerge è sempre la stessa: come possono essere effettivamente rispettate simili ordinanze? Per essere più precisi: che senso hanno i divieti, sapendo che nessuno che non voglia rispettarli si farà il minimo problema? E che le multe non saranno comminate?
Nonostante le buone intenzioni, far rispettare lo stop si rivela spesso una sfida ai limiti dell’impossibile. Le forze dell’ordine, già impegnate nella gestione dell’ordine pubblico durante la notte (non è necessario ricordare cosa sia accaduto in alcune piazze), non dispongono delle risorse necessarie per monitorare e sanzionare efficacemente quelle che in alcune città si configurerebbero come decine di migliaia di infrazioni tutte nello stesso istante.
Inoltre, la tradizione dei fuochi d’artificio è profondamente radicata nella cultura italiana. Molti cittadini continuano a considerarla una parte imprescindibile del saluto al nuovo anno. Un ulteriore problema risiede nella percezione pubblica: per molti, i divieti appaiono come un’ingerenza dello Stato nella sfera privata e nelle tradizioni locali. Questo genera una resistenza che si traduce in una vera e propria “corsa ai botti”, con un mercato nero florido e difficilmente controllabile.
Nulla di neppure lontanamente paragonabile a quello che ricordo io, ragazzino cresciuto a Napoli, patria incontrastata dei botti e del mercato illegale a essi legato. Ma comunque ancora fuori controllo. Allora, vietare i fuochi d’artificio ’privati’ può davvero risolvere il problema o si tratta di un provvedimento simbolico? La domanda è retorica, la risposta scontata e la questione solleva una riflessione più ampia. Sull’equilibrio fra libertà individuale, responsabilità collettiva e rispetto per le tradizioni.
La verità è che le cose stanno cambiando – non velocemente come vorremmo. Il che non ci metterà al riparo dal solito bollettino di feriti e danni del 1° gennaio al mattino, eppure le cose oggettivamente stanno evolvendo. La sensazione è che la strada sia quella di una diversa e superiore maturità collettiva, pur dovendo ancora scontare follie individuali, esagerazioni e mancanza spesso di minima prudenza.
Di Fulvio Giuliani
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