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Ordine pubblico e riuscita strategia della distensione

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È importante osservare come la modalità con cui si è gestito l’ordine pubblico della manifestazione No Green Pass a Milano abbia funzionato. Questo significa che si è imparato dagli errori delle scorse settimane a Roma e Trieste.

Ordine pubblico e riuscita strategia della distensione

È importante osservare come la modalità con cui si è gestito l’ordine pubblico della manifestazione No Green Pass a Milano abbia funzionato. Questo significa che si è imparato dagli errori delle scorse settimane a Roma e Trieste.
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Ordine pubblico e riuscita strategia della distensione

È importante osservare come la modalità con cui si è gestito l’ordine pubblico della manifestazione No Green Pass a Milano abbia funzionato. Questo significa che si è imparato dagli errori delle scorse settimane a Roma e Trieste.
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È stato il sedicesimo sabato di manifestazioni contro il Green Pass – una costante ormai – nonostante le proteste dei negozianti che comprensibilmente, con l’avvicinarsi del periodo natalizio, temono che i cortei scoraggino parecchi dal consueto shopping del fine settimana. A Milano, in particolare, i no pass sono scesi in piazza senza un percorso in qualche modo concordato con le forze dell’ordine e alla vigilia il timore di tensioni e scontri era palpabile. Invece e per fortuna non è avvenuto e la verità – chi in strada c’era l’ha percepito – è che ha funzionato la modalità con cui si è gestito l’ordine pubblico. È importante che lo si osservi, perché se è probabile che i cortei proseguiranno, significa che intanto si è imparato dagli errori delle scorse settimane, vedi Roma e Trieste. E secondariamente che non è necessario che la forza pubblica si esprima con cariche e idranti, a rischio di esacerbare ulteriormente gli animi. Nessuno, lo abbiamo sempre scritto, può impedire di esprimere il dissenso, certo è che la rabbia di chi è contrario al Green Pass ora è rivolta non più solo verso governo, ministri e via discorrendo. Quasi tutti ce l’hanno con i giornalisti, rei a loro dire di fornire resoconti non veritieri, e ce l’hanno naturalmente con le forze dell’ordine. Milano è però la dimostrazione che lo Stato può rispondere alzare il livello della tensione. Sabato la Questura aveva autorizzato il corteo fino alle 21 ma ovviamente a quell’ora nessuno dei manifestanti aveva intenzione di andarsene a casa. Anzi, la strategia era quella di continuare a cambiare percorso, per paralizzare la città e cercare di mandare in tilt i cordoni di sicurezza. Invece è finita che le forze dell’ordine hanno chiuso le vie di fuga, in una strada che gli stessi no pass avevano imboccato nell’ennesima deviazione improvvisata. Con i blindati dai quattro lati, nessuno poteva andarsene senza prima essersi fatto identificare. Una mossa rischiosa, perché in quegli istanti la percezione era che bastasse una scintilla, per far esplodere la tensione. Qualcuno dei manifestanti ha chiamato il 112, ha gridato al sequestro di persona, ha fatto dirette social per raccontare quello che stava avvenendo. Ma alla fine, piano piano, alla spicciolata, chi aveva i documenti li ha mostrati. Si può dire che siano stati presi per sfinimento, fatto sta che nessuno si è fatto male. Certo esiste sempre l’imponderabile, specialmente in circostante come questa. Ma Milano è la dimostrazione di quanta differenza possa fare, a parità di condizioni, un dispiegamento di forze importante, ma soprattutto una buona strategia di gestione dell’ordine pubblico.   di Annalisa Grandi

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