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Il vuoto dopo la scomparsa di Papa Francesco

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L’improvvisa scomparsa di Papa Francesco lascia senza fiato. Soprattutto per la concomitanza con uno dei periodi storici più convulsi, incerti, preoccupanti e sconcertanti vissuti dalle ultime tre generazioni

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Il vuoto dopo la scomparsa di Papa Francesco

L’improvvisa scomparsa di Papa Francesco lascia senza fiato. Soprattutto per la concomitanza con uno dei periodi storici più convulsi, incerti, preoccupanti e sconcertanti vissuti dalle ultime tre generazioni

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Il vuoto dopo la scomparsa di Papa Francesco

L’improvvisa scomparsa di Papa Francesco lascia senza fiato. Soprattutto per la concomitanza con uno dei periodi storici più convulsi, incerti, preoccupanti e sconcertanti vissuti dalle ultime tre generazioni

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Oltre l’umano e profondo dolore per la scomparsa di una figura di riferimento per la più grande comunità religiosa del mondo e un uomo amato con trasporto anche dal mondo laico, l’improvvisa scomparsa di Papa Francesco lascia senza fiato per la concomitanza – ci sia consentito definirla incredibile e significativa – con uno dei periodi storici più convulsi, incerti, preoccupanti e sconcertanti vissuti dalle ultime tre generazioni.

Aver perso Papa Francesco proprio adesso, mentre spirano forti i venti della guerra, della politica di potenza, della sopraffazione del più forte sul più debole, della violenza operata sul diritto internazionale e i diritti dei popoli assume un peso e una valenza – oltre che di enorme portata come sempre alla scomparsa di un pontefice – di sincero sbigottimento e spaesamento.

Non perché qualcuno si potesse illudere della capacità del Papa venuto dall’Argentina di influenzare direttamente i grandi eventi geopolitici a cui abbiamo fatto cenno. Ma perché un riferimento morale della sua portata, il giganteggiare delle sue parole davanti alla sconcertante pochezza dei ragionamenti che siamo costretti ad ascoltare giorno dopo giorno costituivano un punto di riferimento e un approdo. Che ora non ci sono più.

Al dolore, così, si somma un sincero senso di solitudine. Si amplifica in un mondo che avrebbe un disperato bisogno di punti di riferimento e oggi perde quello moralmente più importante e significativo. Una voce in grado di parlare – sempre più isolata e flebile – al cuore e all’anima di persone. Spesso distratte da un muscolarismo e da una terrificante indifferenza per le esigenze dei più deboli.

Che gli ultimi mesi di Papa Francesco siano stati dolorosamente segnati proprio da una progressiva incapacità di articolare la parola è un segno potente. Profondamente significativo dei tempi che stiamo vivendo.

di Fulvio Giuliani

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