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Pedoni dimenticati: sempre più investiti e meno considerati

Nel tempo necessario a cominciare e finire un episodio di una serie tv – più o meno un’oretta – in Italia vengono investiti due pedoni

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Pedoni dimenticati: sempre più investiti e meno considerati

Nel tempo necessario a cominciare e finire un episodio di una serie tv – più o meno un’oretta – in Italia vengono investiti due pedoni

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Pedoni dimenticati: sempre più investiti e meno considerati

Nel tempo necessario a cominciare e finire un episodio di una serie tv – più o meno un’oretta – in Italia vengono investiti due pedoni

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Nel tempo necessario a cominciare e finire un episodio di una serie tv – più o meno un’oretta – in Italia vengono investiti due pedoni

Nel tempo necessario a cominciare e finire un episodio di una serie tv – più o meno un’oretta – in Italia vengono investiti due pedoni. Vuol dire 50 al giorno, tutti i giorni (primo maggio, Ferragosto e Natale compresi), tutto l’anno, da anni. Per qualcuno di questi – tanti, troppi – finisce in tragedia: nel 2023 sono morte 485 persone per colpa di incidenti automobilistici mortali, con una media superiore a più di una al giorno. E poco importa che quest’ultimo dato sia identico a quello del 2022, perché già allora la tendenza era in aumento. Certo, non si arriva ai dati monstre del 2019 (534 pedoni uccisi dalle auto). E rispetto al periodo precedente all’introduzione della patente a punti (2002) i morti sono più che dimezzati. Ma negli ultimi 32 anni il numero di pedoni feriti equivale all’intera popolazione di Palermo (oltre 627mila). Insomma il problema c’è e negarlo sarebbe da ottusi.

Da sette anni l’Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale (Asaps) pubblica con il suo ufficio studi un “Rapporto annuale sull’incidentalità con coinvolgimento dei pedoni”. La sua prospettiva è particolarmente interessante proprio perché si concentra sui protagonisti più deboli e bistrattati della vita su strada: se chi è al volante e investe qualcuno se la dovrà vedere con la legge (chi divide l’abitacolo con lui, dipende), per chi invece si vede piombare addosso una macchina la vita finisce o, bene che vada, cambia del tutto. Lasciamo parlare i numeri del nuovo rapporto Asaps.

Se il totale delle morti è fermo, cresce il numero di pedoni feriti (19.691, alcuni con danni permanenti). Fino al 2019 era rimasto più o meno stabile, poi ha cominciato ad aumentare. Scendendo nel dettaglio, saltano agli occhi i luoghi dove più spesso si verificano i sinistri: sembra incredibile, eppure i pedoni subiscono investimenti mortali mentre si trovano sul marciapiede (29 decessi su 782 incidenti) o stanno attraversando sulle strisce (175, più di un terzo del totale delle persone decedute per colpa di un’automobile lo scorso anno).

Il dossier ha individuato anche i periodi più a rischio per il pedone. Settembre è risultato il mese in cui si è registrato il maggior numero di morti (61, due terzi dei quali uomini), mentre maggio è stato quello meno problematico (22 morti, abbastanza equamente divisi fra i sessi). Sorprende il dato di agosto – mese caldo per il traffico, non solo per il meteo – che ha avuto il più basso numero di feriti (1.243, più donne che uomini).

E poi c’è il capitolo più triste, che arriva dall’età delle vittime di incidenti stradali: nel 2023 sono stati 12 gli under 18 uccisi sulla strada, 7 ragazzi e 5 ragazze. Quattro di loro avevano meno di 5 anni. Unico, parzialissimo motivo di conforto è che si tratta di un dato in diminuzione rispetto ai dodici mesi precedenti (quando il conteggio aveva toccato le 19 unità). Categoria debole quanto quella dei minori è quella degli over 65. In questa fascia di età il numero di incidenti gravi esplode: 314 morti lo scorso anno, addirittura 27 in più dell’anno precedente. E in due casi su tre si è trattato di uomini. Dati alla mano, giovanissimi e anziani andrebbero tutelati molto più di quanto le normative attuali riescano a fare, denuncia l’Asaps. E questo appare ancora più evidente scorrendo la classifica delle regioni più pericolose per la terza età, che mette il Lazio al primo posto (51 morti, in netto aumento rispetto all’anno prima), seguito da Lombardia (dove però i decessi sono in calo), Campania, Sicilia e Veneto. Le grandi città sono un discorso a sé. Roma costituisce un incubo per la terza età come del resto per tutti gli altri cittadini e visitatori, 55 morti (due terzi dei quali over 65) e 1.959 investimenti: significa più di un morto ogni settimana e più di 5 feriti al giorno. Da questo punto di vista Milano – al secondo posto – è molto staccata: 19 morti. Napoli, terza, ne ha avuti 11.

di Valentino Maimone

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