Perché la odiano?
Le offese alla senatrice a vita Liliana Segre sono un fenomeno che si autoalimenta da anni, una fine ingloriosa dell’umana decenza
Perché la odiano?
Le offese alla senatrice a vita Liliana Segre sono un fenomeno che si autoalimenta da anni, una fine ingloriosa dell’umana decenza
Perché la odiano?
Le offese alla senatrice a vita Liliana Segre sono un fenomeno che si autoalimenta da anni, una fine ingloriosa dell’umana decenza
Le offese alla senatrice a vita Liliana Segre sono un fenomeno che si autoalimenta da anni, una fine ingloriosa dell’umana decenza
Che dopodomani sia il 27 gennaio, Giorno della Memoria, è un’aggravante nella deriva cialtrona, ignorante, imbarazzante e infine inumana a cui dobbiamo assistere.
Non impotenti, però, perché siamo fra coloro che non accetteranno mai di piegarsi all’idea malsana e pericolosissima che sia solo un segno dei tempi questo imbarbarimento della comunicazione pubblica. In particolare social, ma non solo.
Questa fine ingloriosa di qualsiasi senso del limite e dell’umana decenza, in particolar modo quando si ci si rivolge ad una delle ultime voci del più grave crimine della storia dell’umanità.
Le offese alla senatrice a vita Liliana Segre sono un fenomeno che si autoalimenta da anni: schiere di ignoranti imbecilli si danno digitalmente di gomito nelle arene social, provando a impallinare questa donna che ha scelto di abbracciare una missione per cui dovremmo esserle eternamente grati come popolo e società: fungere da memoria collettiva vivente, monito severo e implacabile di ciò “che è stato”. Per dirla con le parole immortali di Primo Levi.
A fronte di questa scelta che ne fa una delle voci più importanti del Paese, ha raccolto oltre che l’ammirazione e la gratitudine di milioni di persone con il cervello ancora funzionante, il disprezzo e l’odio di un numero non indifferente di odiatori professionali. Stupratori della storia, che confusamente devono avvertire il “pericolo” rappresentato da questa donna minuta e indomita. Perché finché parlerà, scriverà e con tutto ciò che ha già lasciato in eredità rende impossibile far finta di nulla. Derubricare, prestarsi al gioco osceno e cinico dell’“andare oltre”.
Da dove arriva quest’odio, da dove trae forza? Di cosa hanno paura? Al netto delle motivazioni squisitamente personali, pensiamo che globalmente considerati siano i portavoce di un’idea nostalgica (non in senso politico, non necessariamente) e del tutto falsa del nostro passato. Di un mondo ideale, semplice e rassicurante che ci sarebbe stato sottratto dalla globalizzazione brutta e cattiva, dai Soros e dalle big tech. Ah no, queste ultime no, sono diventate buone di recente…
Un mondo in cui si stava bene, eravamo dalla parte ricca della storia senza nessun particolare merito se non quello di essere finiti dal versante giusto del Muro. Considerate le nostre colpe storiche di cui Liliana Segre è monito eterno (il papà in foto non tornò da Auschwitz), forse non ci saremmo meritati questa sorte fortunata.
Vedono il mondo complesso, sfaccettato, variegato di oggi, ricco di opportunità che neanche comprendono e le scambiano per minacce e hanno bisogno di qualcuno su cui sfogare insicurezze e paure. Servono obiettivi facili, apparentemente deboli.
Solo che quando si scontrano con una personalità come quella di Liliana Segre, la sua storia personale e di comunità si infrangono su una forza che tra origine dalla fonte più potente che esista: la voglia di vivere.
È quello che gli antisemiti di ieri e di oggi non capiranno mai.
Di Fulvio Giuliani
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