Posta Fibreno (Frosinone), un uomo di 76 anni risulta morto e non riceve più la sua pensione
Per via di un errore un pensionato di Posta Fibreno risulta morto e da marzo si batte con la burocrazia per “dimostrare di essere in vita”

Posta Fibreno (Frosinone), un uomo di 76 anni risulta morto e non riceve più la sua pensione
Per via di un errore un pensionato di Posta Fibreno risulta morto e da marzo si batte con la burocrazia per “dimostrare di essere in vita”
Posta Fibreno (Frosinone), un uomo di 76 anni risulta morto e non riceve più la sua pensione
Per via di un errore un pensionato di Posta Fibreno risulta morto e da marzo si batte con la burocrazia per “dimostrare di essere in vita”
Pirandello si è fermato a Posta Fibreno. Provincia di Frosinone, qui il signor Michele – 76 anni – da marzo non riceve più la pensione. Il motivo? Per via di un errore risulta morto. E da tre mesi si batte con il Leviatano burocratico per dimostrare di essere ancora in vita. A fine mese saranno quasi 90 giorni che Michele sopravvive senza percepire la sua pensione.
Come riportato da “il Messaggero”, l’uomo ha scoperto – suo malgrado – di essere “defunto” quando l’Inps ha smesso di erogare l’assegno. In quella circostanza l’anziano, stranito, si è recato agli uffici preposti pensando di risolvere in quattro e quattr’otto il problema. Ma quanto è accaduto l’ha lasciato incredulo e perplesso.
Quando arriva allo sportello e fornisce le sue generalità, dalla bocca dell’impiegato sente pronunciare le seguenti parole: “Guardi che lei è morto”.
No, non è un sogno lucido del pensionato di Posta Fibreno, nemmeno un’esperienza ultraterrena, anche se il dubbio, a questo punto, potrebbe anche averlo accarezzato.
Andando più a fondo si è scoperto che l’errore nasceva dal recente decesso, avvenuto lo scorso 24 febbraio all’ospedale “Santissima Trinità di Sora”, che riguardava un suo parente novantenne. Evidentemente, nel corso della compilazione dei documenti post-mortem da consegnare alle onoranze funebri qualcuno ha fatto confusione.
Così, mentre i familiari piangevano il loro caro, lo stato registrava la morte di Michele al posto di quella del vero defunto. Lo scambio di identità ha attivato gli ingranaggi burocratici che hanno comunicato all’Inps di smettere di erogare la pensione a partire dal mese successivo. Ad oggi al fu Michele spetta l’arduo compito di dimostrare la sua esistenza: “io sono vivo anche se le carte dicono il contrario… e ora chi glielo spiega all’Inps?”.
L’avvocato Antonio Lecce, che lo affianca in questa peculiare vicenda, ha provato con una diffida formale all’ASL di Frosinone. Questo perché all’Inps la sola presenza di Michele non è bastata. La scena è surreale, come racconta Michele, presso gli uffici gli viene detto: “Per noi lei è morto. Se vuole dimostrare il contrario, porti un documento che attesti che lei è vivo”.
Un documento che confermi la sua esistenza in grado di annullare e contraddire un certificato di morte.
Il paradosso tutto italiano del “certificato di vita” ancora una volta pone il dilemma dell’ottusa, stantia e indifferente burocrazia italiana che il più delle volte complica inutilmente la vita dei cittadini.
L’Ufficio studi della Cgia nel 2023 ha quantificato in 14,5 miliardi il costo annuo della mala-burocrazia (251 euro pro capite, 334 per le amministrazioni comunali fino a 5 mila abitanti). Però non ci troviamo nell’universo narrativo pirandelliano, e mentre Mattia Pascal ha colto l’occasione per iniziare una nuova vita, Michele vorrebbe trascorrere con serenità il tempo che gli è rimasto.
Niente pensione, spese a carico in aumento, documenti da rifare, bolli, lunghe attese e corse al patronato: “È tutto così assurdo, non ci credo. Ma soprattutto quei soldi mi servono, non ho altra fonte di sostentamento”, confessa Michele. L’avvocato Lecce ha dato un aut aut all’ASL per rettificare il plateale malinteso.
A questo punto resta solo da sperare che l’Inps riporti in vita al più presto il 76enne. Qualora ciò non accadesse si andrà in giudizio, dove Michele – a questo punto – sarà tenuto a manifestare la sua esistenza e giurare in aula prima di formulare una testimonianza atta a convincere i presenti di essere ancora in vita.
di Angelo Annese
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche

Svolta nel giallo di Villa Pamphili: identificate madre e figlia. Si cerca un uomo

Roma, giallo di Villa Pamphilj. Autopsia: sul corpo della donna non sono state rilevate lesioni

Milano: un uomo orrido, una confessione sconvolgente
