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Pregiudizi e realtà sui Rom

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Uno studio finanziato dal Consiglio d’Europa e dall’Unione europea sostiene che in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, i media rafforzano «atteggiamenti dannosi e pregiudizi nei confronti dei Rom». 

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Pregiudizi e realtà sui Rom

Uno studio finanziato dal Consiglio d’Europa e dall’Unione europea sostiene che in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, i media rafforzano «atteggiamenti dannosi e pregiudizi nei confronti dei Rom». 

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Pregiudizi e realtà sui Rom

Uno studio finanziato dal Consiglio d’Europa e dall’Unione europea sostiene che in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, i media rafforzano «atteggiamenti dannosi e pregiudizi nei confronti dei Rom». 

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Uno studio finanziato dal Consiglio d’Europa e dall’Unione europea sostiene che in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, i media rafforzano «atteggiamenti dannosi e pregiudizi nei confronti dei Rom». A me sembra uno studio pregiudizievole, redatto da persone che vivono su Marte. Gente che non ha mai preso la metropolitana di Roma, non ha mai percorso le strade delle città, non è mai stata per esempio dalle parti di Ostia, dove traffici di droga, armi e non solo sono appannaggio esclusivo di potenti famiglie Rom.

Tempo fa, parafrasando il film di Sorrentino “La grande bellezza”, realizzai per Canale 5 un documentario sul degrado della Capitale intitolato “La grande bruttezza”. Iniziava con un ‘otto con’, un’imbarcazione con a bordo giovani atleti del circolo “Canottieri Aniene”, che risale il fiume controcorrente verso la foce dell’Aniene, seguita dall’alto da un drone. La bellezza di un’alba col sole che sorge in una fredda mattina di inizio primavera si alternava alla devastazione delle due rive, tanto che utilizzai la musica dei The Doors per il film “Apocalypse Now”, quando la motovedetta americana risaliva il fiume Mekong alla ricerca del colonnello Kurtz (uno strepitoso Marlon Brando). Sulla riva sinistra del Tevere, all’altezza del quartiere Parioli, vi era un esteso campo Rom straripante di rifiuti, con bambini che facevano il bagno nelle putride acque del fiume. Non c’erano elicotteri e aerei abbattuti dai Vietcong appesi ai rami come nel film di Coppola, ma una vecchia e arrugginita Fiat 500, due motorini e rifiuti d’ogni genere.

L’allora sindaco Virginia Raggi chiese alla polizia municipale, alla polizia di Stato e ai carabinieri di far sgomberare quello scempio. Non fu possibile per le minacce ricevute. Si chiese allora l’intervento dei militari operativi nella missione “Strade sicure”: si trattava della famosa ed efficientissima Brigata Sassari, comandata a quel tempo dal generale di brigata Andrea Di Stasio. L’ufficiale parlava il serbo ed entrò nel campo per trattare con il capo della comunità: «O ve ne andate serenamente o faccio entrare i miei uomini». Al capo dei Rom bastò uno sguardo a quel gruppo di militari per capire che le cose si sarebbero messe male e, ordinatamente e senza minacce, fece sgomberare il campo.

«La rappresentazione che i media danno di queste comunità rafforza gli stereotipi negativi sui Rom, dipingendoli come persone irresponsabili che non si prendono cura dei figli e trattano le donne in modo ingiusto» scrivono i saggi europei. Quindi, cari giornalisti, non raccontate più delle borseggiatrici incinte in metropolitana, dei bambini agli angoli delle strade, dei furti negli appartamenti in certi quartieri periferici dove polizia e carabinieri all’atto di una denuncia ti dicono da subito che non li troveranno mai. Non scrivete o mostrate queste cose. Perché altrimenti i marziani s’indignano.

di Andrea Pamparana

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