Presidi, storia di una fuga dalle responsabilità
La presa di posizione di molti presidi contro il rientro in classe del 10 gennaio purtroppo non sorprende. Invocare la Dad come soluzione è una comoda scappatoia per non assumersi le proprie responsabilità e va contro chi sta facendo di tutto per salvare la scuola.
Presidi, storia di una fuga dalle responsabilità
La presa di posizione di molti presidi contro il rientro in classe del 10 gennaio purtroppo non sorprende. Invocare la Dad come soluzione è una comoda scappatoia per non assumersi le proprie responsabilità e va contro chi sta facendo di tutto per salvare la scuola.
Presidi, storia di una fuga dalle responsabilità
La presa di posizione di molti presidi contro il rientro in classe del 10 gennaio purtroppo non sorprende. Invocare la Dad come soluzione è una comoda scappatoia per non assumersi le proprie responsabilità e va contro chi sta facendo di tutto per salvare la scuola.
AUTORE: Fulvio Giuliani
La presa di posizione di molti presidi contro il rientro in classe di dopodomani, 10 gennaio, dispiace ma non sorprende. Sono quasi due anni di pandemia, infatti, che assistiamo a uno spettacolo sempre uguale, ma ora del tutto intollerabile alla luce delle conoscenze acquisite e del comportamento irreprensibile (il loro!) dei ragazzi fra i 12 e i 17 anni, vaccinati ben oltre il 70% e in attesa della terza dose.
Dire di no al rientro in presenza, invocare ancora una volta la Dad come comoda scappatoia per non assumersi le proprie responsabilità è uno schiaffo a chi – governo, professori, famiglie – sta facendo di tutto per salvare la scuola. Almeno la Dad fosse stata sviluppata come tante volte invocato da chi il digitale lo conosce sul serio, invece siamo ancora alle call Skype o Zoom.
Se non si crede ai nuovi protocolli varati dall’esecutivo lo si dica apertamente, proponendo soluzioni realistiche e alternative. Se la soluzione è il caudillo De Luca e il suo niet alla riapertura, manco fossimo uno Stato federale, allora vince la fuga un po’ vigliacca davanti ai nostri figli.
di Fulvio Giuliani
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