Quanti sciagurati, in questa storia?
La tragedia di Roma è prima di tutto un tema di coscienza: responsabilità, anche dei genitori, che è giusto indagare fino in fondo
| Cronaca
Quanti sciagurati, in questa storia?
La tragedia di Roma è prima di tutto un tema di coscienza: responsabilità, anche dei genitori, che è giusto indagare fino in fondo
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Quanti sciagurati, in questa storia?
La tragedia di Roma è prima di tutto un tema di coscienza: responsabilità, anche dei genitori, che è giusto indagare fino in fondo
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La tragedia di Roma è prima di tutto un tema di coscienza: responsabilità, anche dei genitori, che è giusto indagare fino in fondo
La tragedia di Roma ha aperto una voragine in tutti noi. Nella nostra coscienza di cittadini e di genitori, in modo particolare. Ne abbiamo scritto più volte nelle ultime quarantott’ore e oggi leggerete altri interventi su La Ragione in edizione cartacea e qui: nessun moralismo, nessuna voglia di puntare il dito per il gusto di farlo, è essenzialmente un tema di coscienza.
La responsabilità diretta (e penale) di quanto avvenuto è e non può che restare evidentemente di coloro che verranno eventualmente identificati come responsabili di questo scempio, ma tanti altri possono serenamente autoassolversi? Ci riferiamo ai genitori di quei ragazzi che hanno noleggiato con suprema incoscienza una macchina potentissima per il solo gusto di fare i fenomeni in favore di obiettivo di smartphone.
Non solo loro, in verità, tutto il “mondo“ a loro vicino, che avrebbe potuto occuparsi e preoccuparsi di dire una parola a un amico, a un parente su dei ragazzi chiaramente oltre il limite da tempo. Abbiamo paura che prima della tragedia questi sciagurati fossero dei piccoli eroi tanto per cominciare nella loro cerchia di parenti e forse sarebbe stato comunque inevitabile, perché talvolta sembra non esserci un limite alla criminale stupidità umana, ma il dubbio resta. Atroce.
Possiamo essere diventati così superficiali e disattenti? Possiamo aver completamente abdicato al nostro ruolo? Di adulti, intendiamo, non solo di genitori. Social e telefonini li usiamo tutti, ne siamo tutti più o meno appassionati e chi scrive non ha mai mancato di farsi affascinare da tutte le novità tecnologiche, quindi – ci ripetiamo – nessun moralismo a buon mercato.
Solo un ragionamento sul senso di responsabilità e del limite. Perché senza può accadere di tutto, come abbiamo tragicamente visto.
Non ci sono più reti di protezione e non ci sono più neppure scuse. Nonostante i patetici e inquietanti tentativi di chi ancora non capisce o fa finta di non capire cosa sia accaduto e quanto faccia orrore il vuoto nelle vite di quei ragazzini.
di Fulvio Giuliani
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