Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Rigopiano, legale delle famiglie delle vittime chiede 50 milioni nel bilancio della Regione Abruzzo

|

Processo rinviato a novembre. Sei dirigenti regionali sono accusati di disastro colposo: avrebbero dovuto redigere la carta che localizza il pericolo di valanghe. Per l’ex sindaco di Farindola, un tecnico del Comune e due funzionari della Provincia, invece, il reato di omicidio colposo è già prescritto

Rigopiano, legale delle famiglie delle vittime chiede 50 milioni nel bilancio della Regione Abruzzo

Processo rinviato a novembre. Sei dirigenti regionali sono accusati di disastro colposo: avrebbero dovuto redigere la carta che localizza il pericolo di valanghe. Per l’ex sindaco di Farindola, un tecnico del Comune e due funzionari della Provincia, invece, il reato di omicidio colposo è già prescritto

|

Rigopiano, legale delle famiglie delle vittime chiede 50 milioni nel bilancio della Regione Abruzzo

Processo rinviato a novembre. Sei dirigenti regionali sono accusati di disastro colposo: avrebbero dovuto redigere la carta che localizza il pericolo di valanghe. Per l’ex sindaco di Farindola, un tecnico del Comune e due funzionari della Provincia, invece, il reato di omicidio colposo è già prescritto

|
AUTORE: Anna Germoni

Rinviato al 17 novembre per 10 imputati il processo d’appello bis per la strage di Rigopiano, che si svolge a Perugia. Sei dirigenti regionali sono accusati di disastro colposo: avrebbero dovuto redigere la carta che localizza il pericolo di valanghe. Per l’ex sindaco di Farindola, un tecnico del Comune e due funzionari della Provincia, invece, il reato di omicidio colposo è già prescritto. Nell’udienza il 10 ottobre, dove i parenti si sono presentati indossando magliette con i volti delle vittime. il giudice a latere della Corte d’Appello del capoluogo umbro ha ricostruito i fatti e l’iter giudiziario, ripercorrendo i passaggi salienti delle motivazioni della Cassazione. Gli ermellini infatti avevano affermato la responsabilità civile della Regione Abruzzo per non aver approvato tempestivamente la Carta Valanghe ed affermato il nesso causale tra tale omissione e le 29 vittime.

Purtroppo ora le vittime, tragedia nella tragedia sono salite a 30: Gianni Colangeli, 51 anni di Farindola, fratello di Marinella (che era responsabile della spa dell’ hotel Rigopiano), per anni ha combattuto insieme al comitato dei familiari delle vittime per la ricerca di verità e giustizia, di ritorno il 10 ottobre da Perugia proprio dall’ udienza per il processo bis sulla strage di Rigopiano ha avuto un malore fatale alla guida.

E proprio al margine dell’udienza l’avvocato Romolo Reboa, difensore di alcune famiglie vittime di questa strage ha affermato: «la sentenza della Cassazione costituisce in sede civile giudicato esterno per la Regione Abruzzo, peraltro presente nel procedimento penale con i propri difensori: ciò indipendentemente dall’eventuale responsabilità penale dei suoi dirigenti imputati a Perugia. Invito pertanto il Presidente Marco Marsilio, che ha avuto il merito di far approvare la Carta Valanghe dopo quasi trent’anni dalla legge istitutiva, a prendere atto della decisione della suprema Corte eba  predisporre gli atti propedeutici ad assolvere l’obbligo della Regione Abruzzo a procedere nei risarcimenti, inserendo nel prossimo bilancio di previsione cinquanta milioni di euro, tale essendo l’onere prevedibile per l’Ente per sorte, interessi e spese processuali, secondo le tabelle in vigore».

«Non farlo» ha concluso l’avv. Reboa «oltre a costituire politicamente un’ingiustizia nei confronti dei familiari delle vittime, potrebbe aggravare l’onere per la Regione Abruzzo, con danno erariale conseguente all’omissione».

Cosa dice la sentenza della Cassazione del 3 dicembre 2024.

In 155 pagine i giudici di piazza Cavour a Roma hanno elencato i fatti, le accuse e si sono espressi sui processi di merito. Il 18 gennaio 2017, una valanga colpì l’hotel “Rigopiano” a Farindola, causando la morte di 29 persone e ferendo altre 9. La valanga si è staccata dopo forti nevicate e scosse di terremoto, rendendo inagibile la strada di fuga. Sono stati accusati vari funzionari pubblici per omicidio colposo, lesioni colpose e crollo colposo di costruzioni.

I processi

Il processo si è svolto in giudizio abbreviato, con condanne e assoluzioni per diversi imputati.Il Giudice dell’udienza preliminare ha condannato alcuni funzionari per omissioni di atti dovuti. La Corte d’appello ha confermato alcune condanne e assoluzioni, modificando alcune decisioni del primo grado. L’impianto accusatorio dei magistrati si basava su alcuni indicatori, segnali di allarme per la prevedibilità dell’evento: la ricezione della Carta storica delle valanghe nel 2014 che indicava la presenza di 9 fenomeni valanghivi nell’area circostante, originati dal Monte San Vito e dal Monte Siella, vicini al sito dell’hotel Rigopiano. La relazione della guida alpina Iannetti del 1999 che  segnalava il rischio di valanghe nel sito di Rigopiano. La mancata redazione della CLPV (Carta di Localizzazione del Pericolo Valanghe) come strumento fondamentale per la prevenzione e gestione del rischio valanghe. La mancata  attivazione del Piano di emergenza comunale che non includeva il rischio valanghe, nonostante la ricezione della Carta storica delle valanghe. La chiusura delle scuole il 15 gennaio 2017 a firma del sindaco di Farindola, considerata un segnale di consapevolezza del pericolo imminente. I Bollettini Meteomont che indicavano un livello di pericolo valanghe crescente, da moderato (2) a marcato (3) e forte (4), nei giorni precedenti la tragedia. Questi elementi per i pubblici ministeri sono stati considerati come segnali che avrebbero dovuto indurre le autorità locali e regionali ad adottare misure preventive per evitare la tragedia.

Il ricorso del Procuratore generale

Il Procuratore generale ha impugnato le assoluzioni, sostenendo che i dirigenti della Regione non hanno rispettato i loro doveri. Si contesta l’assoluzione dei dirigenti della Regione per non aver redatto la Carta di localizzazione dei pericoli da valanghe (CLPV). La mancanza della CLPV ha contribuito alla tragedia, poiché avrebbe potuto prevenire l’uso dell’hotel in inverno.

La posizione dei dirigenti della Regione

I dirigenti della Regione sono stati ritenuti responsabili per non aver elaborato la CLPV, necessaria per la sicurezza. Infatti la legge regionale n. 47 del 1992 imponeva l’elaborazione della CLPV, mai realizzata. La Corte ha così ritenuto che la posizione di garanzia fosse presente, ma ha escluso i poteri sollecitatori dei dirigenti.

La posizione dei funzionari della Provincia

I dirigenti della Provincia di Pescara sono stati accusati di omicidio e lesioni colpose per non aver chiuso la strada provinciale del Salinello, che collega Farindola a Rigopiano. I giudici hanno confermato che la chiusura della strada non avrebbe impedito la tragedia, poiché la valanga era imprevedibile. Si è discusso se i funzionari avessero una posizione di garanzia rispetto alla sicurezza della viabilità.

La responsabilità del Sindaco e del tecnico

Il Sindaco di Farindola e il tecnico del Comune sono stati accusati di non aver emesso un’ordinanza di sgombero. La Corte ha ritenuto che la mancata chiusura della strada non fosse sufficiente per attribuire responsabilità. Si è discusso se la chiusura delle scuole potesse indicare una consapevolezza del rischio valanghivo.

La responsabilità del gestore dell’hotel

Il gestore dell’hotel, è stato accusato di non aver previsto il rischio di isolamento nel documento di valutazione dei rischi. La Corte però ha escluso la responsabilità del gestore, ritenendo che l’isolamento fosse dovuto all’impraticabilità della strada.

La posizione del Prefetto e dei funzionari

Il Prefetto Provalo e i suoi collaboratori sono stati accusati di rifiuto di atti d’ufficio e falso ideologico.

I giudici hanno ritenuto che la mancata attivazione del CCS (Centro  Coordinamento dei Soccorsi) e della SOP (Procedura Operativa Standard) non fosse penalmente rilevante. Si è discusso se il Prefetto avesse l’obbligo di attivare i dispositivi di emergenza in assenza di uno stato di allerta.

Il depistaggio

È stato contestato il depistaggio da parte dei funzionari della Prefettura per non aver comunicato la telefonata di richiesta di soccorso. La Corte ha confermato l’assoluzione, ritenendo che non vi fosse dolo specifico. Si è discusso se la mancata comunicazione della telefonata potesse configurare il reato di depistaggio.

Così gli ermellini hanno annullato alcune sentenze e rinviato per un nuovo giudizio su diverse posizioni di imputati. Si è stabilito che la responsabilità penale deve essere valutata in base alla posizione di garanzia e alla colpa. La sentenza ha evidenziato l’importanza della CLPV e della corretta gestione del rischio valanghivo per la sicurezza pubblica.

Di Anna Germoni

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

14 Ottobre 2025
Una strage che forse poteva essere evitata. Anche perché in paese che i tre fratelli fossero quant…
14 Ottobre 2025
A “Largo Maradona”, via Emanuele de Deo, punto nevralgico dei Quartieri Spagnoli, è entrata in azi…
14 Ottobre 2025
Massimo Lovati non è più il difensore di Andrea Sempi. Una decisione che arriva dopo le plurime di…
14 Ottobre 2025
Il pubblico ministero di Genova ha chiesto la condanna a 18 anni e sei mesi per Giovanni Castelluc…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI

    Exit mobile version