Riparazione impossibile per l’assassino
| Cronaca
Uccise, sgozzò e fece a pezzi Carol Maltesi. La Corte d’Assise di Busto Arsizio dà ok per valutare l’accesso di Fontana al programma di giustizia riparativa

Riparazione impossibile per l’assassino
Uccise, sgozzò e fece a pezzi Carol Maltesi. La Corte d’Assise di Busto Arsizio dà ok per valutare l’accesso di Fontana al programma di giustizia riparativa
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Riparazione impossibile per l’assassino
Uccise, sgozzò e fece a pezzi Carol Maltesi. La Corte d’Assise di Busto Arsizio dà ok per valutare l’accesso di Fontana al programma di giustizia riparativa
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AUTORE: Annalisa Grandi
Ha scatenato le proteste della famiglia della vittima la decisione della Corte d’Assise di Busto Arsizio di dare l’assenso affinché venga valutato l’accesso di Davide Fontana – che uccise, sgozzò e fece a pezzi Carol Maltesi – al “programma di giustizia riparativa” introdotto dalla riforma Cartabia. Un programma che prevede la possibilità, per chi ha commesso un qualunque tipo di reato, di cercare di risanare il legame con la società che si è interrotto col legame criminoso. In parole povere, si tratta per il condannato di partecipare ad attività, programmi o simili che possano in qualche modo ‘riparare’ al danno commesso.
In realtà, l’assenso della Corte non significa che Fontana – che dopo aver ucciso Carol la fece a pezzi, ne mise i resti in un freezer e dopo mesi li gettò in un burrone – avrà accesso al programma. Resta la necessità di una valutazione di fattibilità da parte del Centro per la Giustizia riparativa del Comune di Milano. Ma è chiaro che la notizia colpisce.
Perché il principio della via ‘riparativa’ dovrebbe essere, oltre all’aver ammesso il reato, che la riparazione vada in qualche modo a beneficio della vittima. Che però in questo caso è morta. E di conseguenza il programma dovrebbe avvenire senza che, ovviamente, ne abbia un beneficio chi è stato danneggiato. E a questo punto non se ne capirebbe esattamente il fine. Perché se la pena, una volta scontata, nel nostro ordinamento è funzionale al reinserimento, diversa è l’idea di ‘riparazione’.
Di Annalisa Grandi
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