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“Genitori, che fare?”, spacciatore di 14 anni arrestato nel napoletano: “Non so fare altro”

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Recita un detto africano: “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”. Una volta era così anche in Italia, oggi gli adulti si girano dall’altro lato salvo poi necessariamente interrogarsi davanti a storie terribili come queste

“Genitori, che fare?”, spacciatore di 14 anni arrestato nel napoletano: “Non so fare altro”

Recita un detto africano: “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”. Una volta era così anche in Italia, oggi gli adulti si girano dall’altro lato salvo poi necessariamente interrogarsi davanti a storie terribili come queste

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“Genitori, che fare?”, spacciatore di 14 anni arrestato nel napoletano: “Non so fare altro”

Recita un detto africano: “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”. Una volta era così anche in Italia, oggi gli adulti si girano dall’altro lato salvo poi necessariamente interrogarsi davanti a storie terribili come queste

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Spacciatore a soli 14 anni, sorpreso con ben 40 dosi di cocaina e 470 euro in contanti. E’ accaduto a Castello di Cisterna, nel napoletano. A lasciare sgomenti sono state però le sue parole, che sanno già di rassegnazione, di chi della vita ha visto fin troppo nonostante la giovanissima età: “Non so fare altro” ha detto il 14enne, fermato mentre “stava andando al lavoro”, così ha dichiarato alle forze dell’ordine. 

Non è la prima volta che accade né sarà l’ultima ma certamente non si può rimanere impassibili davanti a storie come queste che mai accadono per caso. Le responsabilità ci sono sempre e la gran parte di queste sono evidentemente di noi adulti. 

Una colpa che va suddivisa tra i clienti di questo pusher sbarbato, tra le Istituzioni sempre troppo miopi e incapaci di offrire alternative reali laddove ce n’è più bisogno, ma anche tra quegli adulti che vedono e si girano dall’altra parte. Delle famiglie, tutte e non solo quella del ragazzo che, sì ben inteso, è la prima a dover salire sul banco degli imputati. 

Da madre di una ragazzina della stessa età, sono certa che il 14enne in questione avrà avuto degli amici e frequentato le loro case, e che dunque si sarà interfacciato prima o poi, seppur in mezzo a tanto degrado, con un adulto per bene, o no? 

Chi è genitore – anche quando non si tratta del proprio figlio – non può rimanere indifferente davanti a situazioni del genere a patto di diventarne un po’ complice.  Qualcosa deve essere in grado di fare.

C’è un detto africano molto vero e che sarebbe bello venisse applicato anche qui nonostante la frenesia delle nostre giornate: “per crescere un bambino – recita – ci vuole un villaggio”. Tanti anni fa era così anche in Italia: c’era una comunità estesa che supportava i genitori nell’educazione e nella cura di un bambino. Oggi viviamo paralizzati, in bolle che ci isolano dal prossimo per la paura di sembrare troppo invadenti e inopportuni. Così facendo però non ci rendiamo conto di privare certi ragazzi dell’opportunità di poter credere che, là fuori, oltre allo spaccio ci siano alternative migliori e decisamente più arricchenti. Parliamo con loro, diamogli una mano, diamogli la mano.

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