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strage Brescia

Strage di Brescia, nuovo scivolone del governo

La Presidenza del Consiglio resta fuori dal procedimento contro Roberto Zorzi, accusato di essere uno degli esecutori della strage di Brescia
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La Presidenza del Consiglio resta fuori dal procedimento contro Roberto Zorzi, accusato di essere uno degli esecutori della strage di Brescia. Il gup ha infatti rigettato la richiesta di costituzione di parte civile perché non presentata nei tempi previsti, accogliendo così l’eccezione della difesa dell’imputato: «Non poteva non sapere dell’inizio dell’udienza e quindi non può chiedere di farvi ingresso in ritardo». Un regalo per Zorzi, insomma. Dopo lo ‘scivolone’ sullo scostamento di bilancio per causa di forza maggiore («Ero in bagno»), eccone uno nuovo più grave, perché quella strage fu contro lo Stato.

Qualche malizioso ipotizza altro. Per Manlio Milani, presidente dell’Associazione familiari vittime della strage e presidente della Casa della Memoria, è solo «sciatteria istituzionale. È la prima volta che accade una cosa del genere. Incolpare il gup è inaccettabile. A Brescia c’è l’avvocatura dello Stato. Sapevano tutti di questo nuovo processo».

Quella strage fu la più politica perché contro una manifestazione antifascista di tutte le forze democratiche. «Un attacco allo Stato. È gravissimo sotto il profilo politico. Come faceva il governo a non sapere?». Cercheranno di mettere le pezze d’abitudine: ricorso in Cassazione. Qualcuno (con comodo, s’intende) faccia arrivare a Palazzo Chigi un’agenda. Magari il ministro Sangiuliano, così pronto a costituirsi parte civile contro i ragazzi di Ultima generazione per gli (scriteriati, s’intende) imbrattamenti di Palazzo Madama.

di Pino Casamassima

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