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Strage discoteca “Lanterna Azzurra”: tutti assolti ma non è ingiustizia
“Fare giustizia” non significa sempre e soltanto condannare. Il processo esiste per questo: ricostruire una verità quanto più possibile corrispondente a quella reale
Strage discoteca “Lanterna Azzurra”: tutti assolti ma non è ingiustizia
“Fare giustizia” non significa sempre e soltanto condannare. Il processo esiste per questo: ricostruire una verità quanto più possibile corrispondente a quella reale
Strage discoteca “Lanterna Azzurra”: tutti assolti ma non è ingiustizia
“Fare giustizia” non significa sempre e soltanto condannare. Il processo esiste per questo: ricostruire una verità quanto più possibile corrispondente a quella reale
“Fare giustizia” non significa sempre e soltanto condannare. Il processo esiste per questo: ricostruire una verità quanto più possibile corrispondente a quella reale
Ora che il Tribunale di Ancona ha assolto con formula piena per i reati più gravi tutti gli imputati per la strage della discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo (sei morti nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 prima di un concerto di Sfera Ebbasta), l’errore più importante da evitare è quello di lasciarsi andare alle reazioni di pancia. No, non è stato uno scandalo. E non è vero che «non è stata fatta giustizia», una formula che soltanto l’incolmabile e legittimo dolore dei familiari delle vittime può permettersi. Perché la realtà è un’altra.
Punto primo: quello che si è concluso ieri non era il processo ai responsabili diretti della tragedia, una banda di giovanissimi che – fra centinaia di ragazzi in attesa del concerto – avevano spruzzato spray al peperoncino con l’obiettivo di creare il panico e rapinare più facilmente i presenti. Per loro è già definitiva una condanna a pene fra i 10 e i 12 anni di reclusione. La sentenza di ieri riguarda invece l’accertamento delle responsabilità per le misure di sicurezza all’interno della discoteca e per le necessarie autorizzazioni. E a quanto pare conferma che da quel punto di vista fosse tutto pienamente in regola.
Punto secondo: ‘fare giustizia’ non significa sempre e soltanto condannare. Il processo esiste per questo: ricostruire una verità quanto più possibile corrispondente a quella reale. E se tutti gli elementi conducono a un’assoluzione, sarà solo un altro modo con cui appunto è stata fatta giustizia.
Di Federico Bulsara
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