Strage in Texas: perché i serial killer sono (quasi) sempre giovanissimi
| Cronaca
La strage in Texas deve farci riflettere sul profilo criminale dei serial killer, spesso giovanissimi. Tracciando il loro profilo criminologico si registrano alcune caratteristiche ricorrenti.

Strage in Texas: perché i serial killer sono (quasi) sempre giovanissimi
La strage in Texas deve farci riflettere sul profilo criminale dei serial killer, spesso giovanissimi. Tracciando il loro profilo criminologico si registrano alcune caratteristiche ricorrenti.
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Strage in Texas: perché i serial killer sono (quasi) sempre giovanissimi
La strage in Texas deve farci riflettere sul profilo criminale dei serial killer, spesso giovanissimi. Tracciando il loro profilo criminologico si registrano alcune caratteristiche ricorrenti.
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AUTORE: Antonio Leggiero
Al risveglio, appena collegati con i principali organi di stampa online, abbiamo tutti appreso con orrore di una terrificante strage di bambini: addirittura una ventina! Sulle prime, ancora obnubilati dal sonno mattutino, abbiamo pensato all’ennesimo massacro avvenuto nella guerra in Ucraina. Poi, melius re perpensa, ci si è resi conto che questa “strage degli innocenti” era avvenuta negli Stati Uniti, specificamente nel Texas, e che a commetterla in una scuola elementare era stato un giovane di diciotto anni. Quello che, tecnicamente, viene definito un mass murderer adolescente, vale a dire uno stragista giovanissimo.
Questi criminali appartengono all’insieme dei classic mass murderer (vale a dire gli stragisti “classici” di massa) ma con delle peculiarità specifiche che ne caratterizzano profondamente criminodinamica e criminogenesi. Come gli adulti, prendono di mira i luoghi affollati, utilizzano armi micidiali, programmano e pianificano l’azione sin nei minimi dettagli e si trasformano in spaventose macchine da guerra. Ulteriore caratteristica, in termini di psicocriminodinamica, è quella di audio e videoregistrare i momenti che precedono la strage, salutando a volte anche i congiunti.
Eleggono a sinistro oggetto della loro brutale, micidiale violenza un luogo evocativo di qualche fenomeno, di un certo tipo di realtà che loro ritengono sia sbagliata, ingiusta e quindi da combattere e distruggere. Molto spesso non esiste nemmeno, semplicemente sono alla ricerca di una notorietà abnorme di tipo megalomaniaco e patologico.
Ma chi sono questi giovani assassini? Tracciando il loro profilo criminologico si registrano alcune caratteristiche ricorrenti: una totale assenza di coscienza sociale e morale, per cui non percepiscono a pieno il disvalore delle loro azioni criminali; la spersonalizzazione delle loro vittime, che diventano oggetti da distruggere; l’essere pervasi da forti dinamiche relazionali conflittuali in famiglia (dove non riconoscono l’autorità dei genitori) e nella società (dove ugualmente non riconoscono nessuna autorità); un’infanzia che sovente è stata problematica e traumatizzante, caratterizzata da abbandoni, carenze affettive, maltrattamenti; il non essere mai riusciti a sviluppare autentici legami sentimentali o amicali ma semmai un precoce e profondo comportamento antisociale.
È importante evidenziare come, proprio a causa di una morale convenzionale e sociale ridotta o totalmente assente, non abbiano consapevolezza dell’entità del crimine commesso e conseguentemente non si suicidino al termine della strage. A differenza degli omologhi di età più matura che, pienamente consapevoli delle loro azioni, si suicidano quasi sempre. Sullo sfondo resta l’oscena facilità con la quale negli Usa, soprattutto in Stati come il Texas, si può venire in possesso di un’arma d’assalto.
Di Antonio Leggiero
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