Torino, trascurati i bisogni di un alunno disabile: dirigente rischia tre anni
Scuola media di Torino a processo: “Lo studente costretto a rimanere seduto con i vestiti sporchi di urina”. Nell’articolo, la versione della preside
Torino. In una scuola media della città sabauda la preside è finita sotto processo per aver trascurato le esigenze di un alunno disabile.
La richiesta di condanna presentata lo scorso 30 ottobre è di tre anni, con l’accusa di maltrattamenti per non aver formato adeguatamente il personale all’utilizzo del deambulatore.
Lo studente, costretto tutto il giorno in sedia a rotelle, avrebbe perso tono muscolare e, come denuncia la madre (seguita dall’avv. Gabriella Boero), in un’occasione sarebbe tornato a casa con i vestiti sporchi di urina.
L’alunno soffriva di una rara patologia e per diversi mesi avrebbe frequentato l’istituto senza il supporto necessario.
L’episodio risale all’anno scolastico 2021-2022, quando le indagini condotte dalla sostituta procuratrice Antonella Barbera hanno fatto emergere una serie di presunte omissioni nei doveri della scuola verso l’allievo.
Il plesso sarebbe responsabile della mancata formazione degli insegnanti a gestire situazioni così delicate.
A scuola, almeno nei primi mesi, sarebbero mancati i professionisti in grado di affiancare il ragazzo.
Questo aspetto ha generato in lui gravi disagi, rendendo difficile l’integrazione nel gruppo classe.
Per la sostituta procuratrice: “La preside va condannata per le sue condotte omissive. Spettava a lei colmare le lacune della scuola in termini di inclusione. Ha una posizione di garanzia nei confronti degli studenti e deve tutelarli da ogni tipo di condotta vessativa”.
Eppure, nel corso dei mesi non sono mancati gli incontri tra la dirigenza, la madre e le autorità sanitarie che lo seguivano.
“Nonostante questo, la dirigente ha scelto di non dare riscontro alle sollecitazioni ricevute” conclude Antonella Barbera.
Torino, trascurati i bisogni di un alunno disabile. La versione dei fatti della preside
In aula la preside si difende riportando la propria versione dei fatti imputando l’omissione all’Asl: “Abbiamo sempre avuto la buona volontà di andare incontro a tutte le esigenze dell’allievo. Era la prima volta che dovevamo affrontare un caso così complesso. Avevo scelto due insegnanti di sostegno uomini, che avevano la forza fisica per sollevare il ragazzo, ma serviva un’adeguata formazione. Ho chiesto all’Asl che ci mandasse un operatore sociosanitario, ma la risposta è stata no. Non posso costringere io i docenti a usare il deambulatore. Nessuno supporta la scuola, in casi come questo. Nessuno dà direttive, nessuno prende decisioni. Io devo tutelare sia l’allievo sia i lavoratori”.
L’avvocato difensore Frediano Sanneris, che segue la dirigente scolastica, puntualizza: “Un dirigente scolastico non assume personale, non lo licenzia e non impone agli insegnanti cosa fare. Certo: coordina. E lei ha sempre coordinato le attività del personale, nel miglior modo possibile, anche nelle situazioni più complesse. Non ci sono mai stati maltrattamenti. Piuttosto, possono esserci stare delle difficoltà nelle attivazioni dei percorsi per garantire alcune situazioni complesse. Queste sono state monitorate e gestite, con il coinvolgimento di tutti gli enti preposti”.
di Angelo Annese
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