AUTORE: Annalisa Grandi
Un insegnante su tre precario, più di uno su due per quello che riguarda il sostegno. La giostra delle cattedre a scadenza non è certo una novità, ma secondo quanto rileva la ricerca della Fondazione Agnelli a farne le spese è in particolare la scuola media. 
Quella che dovrebbe essere di fatto il primo trampolino per i ragazzi in realtà rappresenta un tallone d’Achille per l’istruzione nel nostro Paese. Con livelli di apprendimento più bassi rispetto ad esempio alle scuole elementari, maggiori disuguaglianze fra Nord e Sud e il divaricarsi della forbice fra coloro che provengono da famiglie con un buon livello di formazione e tutti gli altri.
Non che questo in realtà sorprenda, certo fotografa una realtà dove la scuola non colma divari ma di fatto li lascia intatti, in quelle nuove generazioni che invece dovrebbero avere tutti gli strumenti, a prescindere dall’origine.
Resta centrale il tema dei docenti, perché in questo la scuola media si distingue per il più alto numero di precari: solo il 66% degli insegnanti viene confermato nella stessa classe per due anni di fila. Sarebbe però un errore collegare il peggioramento degli studenti al contratto dei docenti: essere precari non significa in sé insegnare meno bene.
Certo è vero che questi insegnanti non hanno partecipato a un concorso, ma la colpa non è loro. Anche perché c’è un altro aspetto fondamentale da considerare: il rapporto con gli studenti. Che si costruisce col tempo. E di certo tutto questo turnover non aiuta.
 
di Annalisa Grandi
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-             Tag: scuola
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