Un monito dal passato
La storia di Peggy Gugghenheim e di suo padre Benjamin, scomparso nella tragedia del Titanic, è un grande monito dal passato per capire anche il nostro presente
| Cronaca
Un monito dal passato
La storia di Peggy Gugghenheim e di suo padre Benjamin, scomparso nella tragedia del Titanic, è un grande monito dal passato per capire anche il nostro presente
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Un monito dal passato
La storia di Peggy Gugghenheim e di suo padre Benjamin, scomparso nella tragedia del Titanic, è un grande monito dal passato per capire anche il nostro presente
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La storia di Peggy Gugghenheim e di suo padre Benjamin, scomparso nella tragedia del Titanic, è un grande monito dal passato per capire anche il nostro presente
Ho sempre amato le storie di chi di vite ne ha vissute una quindicina, nel corso della propria esistenza.
Come nel caso di Peggy Guggenheim, mecenate, collezionista, eccezionale ispiratrice di gallerie che rivoluzionarono l’idea stessa del rapporto con l’arte e gli artisti nel nostro tempo. Fu scopritrice di assoluti fenomeni dell’arte contemporanea e a lei dobbiamo uno dei musei più importanti di Venezia, città eletta a luogo ideale per la sua incessante opera di scoperta, raccolta ed esposizione di gioielli della scultura e della pittura dal dopoguerra sino alla sua morte nel 1979.
Nata ricchissima – in una delle famiglie ebree più facoltose degli Stati Uniti d’America – visse con straordinaria consapevolezza il suo status di grande privilegio. Seppe accompagnarlo a un’ansia di ricerca e condivisione della bellezza, che ne fecero un faro nel mondo artistico e culturale per oltre mezzo secolo.
Perse l’amato padre, al termine di quella che lei stessa ebbe a definire “un’infanzia dorata“, nella tragedia del Titanic del 1912. Benjamin Guggenheim si era trasferito a Parigi, per fare affari e soldi affrancandosi dai fratelli e anche per poter godere di assoluta libertà nei suoi tanti amori femminili. In occasione di un rientro in patria, un banale guasto al transatlantico che avrebbe dovuto riportarlo a New York lo spinse ad acquistare un biglietto di prima classe per il viaggio inaugurale della nave più bella mai costruita.
Mesi dopo, un sopravvissuto alla tragedia del Titanic si presentò nella lussuosa residenza newyorkese dei Guggenheim per riferire a Peggy un messaggio affidatogli dal papà: lui e il suo fedele assistente personale egiziano erano andati incontro al loro destino vestiti di tutto punto, in impeccabile abito da sera, rifiutandosi di salire su una delle poche scialuppe disponibili e cedendo i propri posti a donne e bambini. Un finale degno di un gran signore di un’epoca che non c’è più, quando – a fronte di gigantesche sperequazioni sociali – il privilegio si accompagnava a un incrollabile senso di responsabilità e dignità.
In mare, nel momento supremo, chi ha di più e può di più deve essere pronto a sacrificare anche se stesso per aiutare donne, bambini, chi è in difficoltà e può di meno.
Una lezione di tragicissima attualità.
di Fulvio Giuliani
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