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Violentata a 12 anni, bastonato a 9 anni. Cosa succede?

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Tre storie diverse, un comune denominatore, la violenza. Le indagini accerteranno anche il contesto in cui questi bimbi sono cresciuti, ma com’è possibile che a una così tenera età si sia capaci di così tanta violenza?

Violentata

Violentata a 12 anni, bastonato a 9 anni. Cosa succede?

Tre storie diverse, un comune denominatore, la violenza. Le indagini accerteranno anche il contesto in cui questi bimbi sono cresciuti, ma com’è possibile che a una così tenera età si sia capaci di così tanta violenza?

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Violentata a 12 anni, bastonato a 9 anni. Cosa succede?

Tre storie diverse, un comune denominatore, la violenza. Le indagini accerteranno anche il contesto in cui questi bimbi sono cresciuti, ma com’è possibile che a una così tenera età si sia capaci di così tanta violenza?

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Tre storie diverse, un comune denominatore, la violenza. E la giovane età di chi quella violenza la commette. A partire dalla vicenda agghiacciante del bambino di 9 anni brutalmente picchiato mentre festeggiava il suo compleanno in un parco alle porte di Roma. Picchiato con una violenza inaudita, colpito con un tondino di ferro e i responsabili sarebbero tre bimbi di etnia rom di 7, 9 e 11 anni. Solo a scriverla, l’età sia della vittima che dei presunti aggressori vengono i brividi.

Perché qua si tratta veramente di bambini. Certo ora le indagini accerteranno anche il contesto in cui questi bimbi sono cresciuti, ma com’è possibile che a una così tenera età si sia capaci di così tanta violenza? Come se le violenza fosse l’unico linguaggio. Come la violenza commessa da due ragazzi, in questo caso uno maggiorenne, ai danni della 12enne violentata e poi filmata in Abruzzo. I social, sono un altro tema. Perché sui social chi commette questi gesti spesso si vanta, anzi spesso li commette proprio per potersene vantare sui social.

Come si sia arrivati a pensare che la violenza sia qualcosa di cui vantarsi, è un altro enorme punto interrogativo. Eppure di episodi del genere sembra ne succedano quasi ogni giorno. Come a Sanremo, dove un ragazzo disabile di 21 anni è stato aggredito da un gruppo di giovani che gli hanno spaccato la mandibola, nel nel filmato si sente uno degli aggressori dire in francese: “Ça va, les mecs, il est mort” (“Va bene, ragazzi, è morto”). Si fa fatica persino a raccontarle, certe storie.

Si fa fatica di certo a commentarle perché raccontano di una gioventù che sembra aver perso ogni regola morale, che sembra non avere nessun limite. Che sembra non conoscere nessun linguaggio se non quello appunto della violenza cieca e senza una ragione. Al di là delle etnie, al di là dei contesti, è qualcosa che non può che terrorizzare. Perché significa che neanche un bambino, un bambino che sta festeggiando i suoi 9 anni in un parco, può più sentirsi al sicuro.

di Annalisa Grandi

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