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Storia di Yuki, un cane testimone della vita

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La storia di Yuki regala un briciolo di emozione positiva in giorni che sono stati accompagnati solo da immagini di devastazione e morte
yuki

Storia di Yuki, un cane testimone della vita

La storia di Yuki regala un briciolo di emozione positiva in giorni che sono stati accompagnati solo da immagini di devastazione e morte
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Storia di Yuki, un cane testimone della vita

La storia di Yuki regala un briciolo di emozione positiva in giorni che sono stati accompagnati solo da immagini di devastazione e morte
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Ci sono immagini che smuovono e commuovono, nell’inferno di fango che ha travolto Ischia. Immagini e storie che nulla hanno a che fare con le polemiche, pure giuste, di queste ore. Una è quella di Yuki, un cane che rappresenta oggi l’unico sopravvissuto di una famiglia interamente distrutta. Quella di una coppia e del loro bambino di appena 21 giorni, uccisi da quel fiume scuro che ha portato via tutto. Lui, il cane, si è salvato: dopo aver vagato per due giorni in cerca di quella che era la sua casa, e che ora non esiste più, si è rifugiato in una macchina.

C’è chi dice che fosse quella dei suoi padroni, ma poco importa se sia vero o no. Sappiamo che è rimasto lì, ad aspettare qualcuno che purtroppo non tornerà mai. Sappiamo che era terrorizzato e aggressivo, che il suo muso dietro al vetro è un’immagine che non lenisce il dolore né sminuisce il dramma ma regala un briciolo di emozione positiva in giorni che sono stati accompagnati solo da immagini di devastazione e morte. Oltre a ricordarci che quelli che chiamiamo animali sono pezzi di famiglia. Yuki lo era, per Giovanna e Maurizio e per il loro bimbo appena nato.

Se ci sono e di chi sono le responsabilità, nella tragedia di Casamicciola, è da capire ma senza scordarsi di tutto questo. Di chi non c’è più e di chi è rimasto solo. Anche se ha quattro zampe. Per lui ora c’è una coperta calda e speriamo un’altra famiglia. A noi resta l’immagine di una bianca palla di pelo accucciata dietro al parabrezza. In attesa di chi purtroppo non tornerà.

di Annalisa Grandi

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