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Azzerarsi, l’Italia e i dati relativi alla (mancata) crescita

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Italia, i dati relativi alla (mancata) crescita sono preoccupanti ma preoccupa di più l’indifferenza con cui sono stati accolti e la fuorviante consolazione dell’essere come la Germania

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Azzerarsi, l’Italia e i dati relativi alla (mancata) crescita

Italia, i dati relativi alla (mancata) crescita sono preoccupanti ma preoccupa di più l’indifferenza con cui sono stati accolti e la fuorviante consolazione dell’essere come la Germania

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Azzerarsi, l’Italia e i dati relativi alla (mancata) crescita

Italia, i dati relativi alla (mancata) crescita sono preoccupanti ma preoccupa di più l’indifferenza con cui sono stati accolti e la fuorviante consolazione dell’essere come la Germania

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Italia, i dati relativi alla (mancata) crescita sono preoccupanti, ma preoccupa di più l’indifferenza con cui sono stati accolti e la fuorviante consolazione dell’essere come la Germania. Il Pil azzerato non è una bella cosa, ma l’azzerarsi della capacità di guardare la realtà allontana dalla capacità di ridarsi la carica.

L’Italia e la (mancata) crescita economica. La decelerazione è nei numeri

La decelerazione è nei numeri: siamo cresciuti dello 0,3% nel primo trimestre di quest’anno; dello 0,1% nel secondo e siamo a 0 tondo nel terzo. A causa delle condizioni internazionali? Nel terzo trimestre l’Eurozona è cresciuta dello 0,2%; la Francia dello 0,5% grazie alle esportazioni; la Spagna dello 0,6%. Viviamo tutti nello stesso mondo e con lo stesso euro. Dall’inizio dell’anno scorso l’Eurozona è cresciuta più del triplo rispetto a noi e la Francia più del doppio. La Grecia è cresciuta 5 volte noi (con tanti saluti a quelli che la volevano annientata dalla Troika), la Spagna ha fatto 8 volte meglio di noi.

La Germania è azzerata e con i teutonici condividiamo parti importanti del nostro sistema produttivo e un modello in cui pesano molto il manifatturiero e le esportazioni, così come condividiamo una dipendenza eccessiva da fonti energetiche esterne. Non c’è dubbio che i problemi tedeschi si sono riflessi sulla nostra condizione (con tanti saluti a quelli che ritenevano la crescita della Germania una specie di furto ai nostri danni), ma è un errore accostare troppo le due situazioni, specie dopo avere strillazzato per un anno che crescevamo più della media europea (prima prima, però).

L’Italia e i dati relativi alla (mancata) crescita

Teniamo bene a mente che noi viaggiamo verso la fine di un ciclo di investimenti pubblici, sostenuti dai fondi europei (il combinarsi di NgEu e Pnrr), mentre i tedeschi si trovano al suo inizio, sostenuto da fondi interni e da una modifica dell’atteggiamento verso il deficit e il debito pubblico. Al contrario di noi se lo possono permettere, non perché qualcuno li favorisca ma perché i loro passati governi hanno evitato di farsi campagna elettorale elargendo denari: si ritrovano così con un debito pubblico che – in percentuale sul Pil – è meno della metà di quello italiano.

Suppongo che non metteranno quei tanti denari al servizio della protezione del passato, ma li dirigeranno verso l’innovare per conquistare il futuro. Dalle vetture al modello energetico li ritroveremo quindi nuovamente capaci di crescere (si spera), ma con tecnologie innovative. E se si vuole viaggiare sullo stesso binario non ci si può presentare come difensori delle tecnologie mature, in marcia verso il museo. L’uguale 0% di crescita non induca a credere che si sia nella stessa condizione.

Le crisi sono fatte per essere superate e costruire mondi migliori

Il quadro non è splendente, ma le crisi sono fatte per essere superate e costruire mondi migliori. Il guaio è il buio che si legge negli occhi di troppi e che diventa pesto quando si osserva da due punti specifici.

Il primo è quello del debito pubblico enorme, rispetto al quale si trova sempre chi è pronto a dire che è colpa di chi ha governato prima. Osservazione ottusa, perché prima hanno governato tutti, compresi gli stessi di adesso. Ma c’è molto di più: il debito è cresciuto non nella costernazione ma nel giubilo generale (salvo quelli che sapevano far di conto). Ed è cresciuto con l’attiva complicità dei cittadini elettori, che andavano votando ora gli uni e ora gli altri a seconda di chi offriva di più.

Il secondo è relativo a una classe dirigente – in testa quella politica – capace di concetti generici, rissosa ai limiti dell’infantile ma sostanzialmente unita nel credere che sia la spesa pubblica la soluzione al debito pubblico, quindi pronta a difendere tutte le arretratezze e le rendite che c’impediscono di crescere. Ma se i lavoratori aumentano quando la crescita è azzerata risulta evidente che si tratta di posti a basso valore aggiunto, rispetto ai quali è inutile chiedere salari più alti.

La partita si gioca su istruzione, innovazione e competizione, non su protezione, conservazione e ristoro. Ma non è tema all’ordine del giorno, va nelle cronache economiche. È noioso.

di Davide Giacalone

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