
BCE, nessuna sorpresa, tanta resa. Della politica
La BCE ha annunciato l’aumento dei tassi di interesse e lo stop all’acquisto dei titoli di Stato. Mosse ampiamente prevedibili e indispensabili per porre un freno all’inflazione, anche se una parte della politica non aspettava altro per puntare il dito contro i famigerati ‘nemici di Bruxelles’.
| Economia
BCE, nessuna sorpresa, tanta resa. Della politica
La BCE ha annunciato l’aumento dei tassi di interesse e lo stop all’acquisto dei titoli di Stato. Mosse ampiamente prevedibili e indispensabili per porre un freno all’inflazione, anche se una parte della politica non aspettava altro per puntare il dito contro i famigerati ‘nemici di Bruxelles’.
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BCE, nessuna sorpresa, tanta resa. Della politica
La BCE ha annunciato l’aumento dei tassi di interesse e lo stop all’acquisto dei titoli di Stato. Mosse ampiamente prevedibili e indispensabili per porre un freno all’inflazione, anche se una parte della politica non aspettava altro per puntare il dito contro i famigerati ‘nemici di Bruxelles’.
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La BCE ha annunciato l’aumento dei tassi di interesse e lo stop all’acquisto dei titoli di Stato. Mosse ampiamente prevedibili e indispensabili per porre un freno all’inflazione, anche se una parte della politica non aspettava altro per puntare il dito contro i famigerati ‘nemici di Bruxelles’.
Alla fine, la Banca Centrale Europea ha annunciato esattamente quello che sapevamo avrebbe annunciato, il rialzo dei tassi di interesse e dunque la fine dell’era dei “soldi gratis” e lo stop all’acquisto dei titoli di Stato.
Tutto secondo previsioni, solo che adesso abbiamo le date: luglio per il primo rialzo e lo stop all’acquisto di nuovi titoli.
Dopo la marcia intrapresa dalla Federal Reserve statunitense, per contrastare un’inflazione tornata a livelli sconosciuti da quarant’anni, non c’era alcuna possibilità – sottolineiamo, nessuna – che la BCE facesse altro. Anche in questo caso come previsto, l’Istituto di Francoforte ha scelto una strada meno aggressiva di quella della Banca centrale americana.
Ne abbiamo scritto tante volte, anticipando agilmente quali sarebbero state le decisioni di Christine Lagarde (che avrà anche una preoccupante tendenza alle gaffe, ma non è responsabile dei nostri guai). Anche perché le aveva annunciate tutte…
Fare oggi quelli che si sorprendono e arrabbiano è da ipocriti e denuncia un tic che conosciamo molto bene: rifiutarsi di affrontare i problemi italiani e addossarne la responsabilità “all’Europa”.
Facile e deprimente prevedere il tono di certa politica, pronta (anzi, felice?) di ritrovare i comodi e vecchi ‘nemici’ di Bruxelles e Francoforte, l’Ue matrigna e cattiva. Che dall’Europa ci stiano arrivando quattrini a valanga, dopo anni di acquisti dei nostri titoli di Stato senza alcun paragone con qualsiasi altro Paese dell’Unione, deve apparire un fastidioso dettaglio.
La verità è che l’atteggiamento di alcuni partiti più che insensato è un indice di spaventoso cinismo elettorale. Vediamo in quanti sapranno resistere alla tentazione, scegliendo di dire la verità ai cittadini nell’anno elettorale che ci aspetta: per proteggere la nostra crescita e alimentarla grazie ai fondi straordinari del Next Generation EU – tenendola al contempo al riparo dall’inflazione e dai rischi innescati dalla follia di Putin – dovremo tenere sotto controllo i nostri conti, evitare di buttare soldi dalla finestra e fare nuovo debito – tantomeno “elettorale”… – mantenerci credibili sui mercati.
Altrimenti la campagna elettorale ce la farà lo spread.
Di Fulvio Giuliani
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