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bonus 110%

Bonus 110%: ma quanto mi costi

All’origine della recente vampata inflazionistica non c’è solo Putin, ma anche fenomeni nostrani: bonus 110% e reddito di cittadinanza.
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Bonus 110%: ma quanto mi costi

All’origine della recente vampata inflazionistica non c’è solo Putin, ma anche fenomeni nostrani: bonus 110% e reddito di cittadinanza.
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Bonus 110%: ma quanto mi costi

All’origine della recente vampata inflazionistica non c’è solo Putin, ma anche fenomeni nostrani: bonus 110% e reddito di cittadinanza.
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All’origine della recente vampata inflazionistica non c’è solo Putin, ma anche fenomeni nostrani: bonus 110% e reddito di cittadinanza.

Ma quanto mi costi?”. Negli anni Ottanta era una vecchia pubblicità della Sip, l’azienda telefonica di Stato. Devono aver ragionato così gran parte degli elettori per le amministrative, nel decidere di far sparire i 5 Stelle dal radar della politica. «Un De profundis» secondo la valutazione de “il Fatto quotidiano”, da sempre sponsor del Movimento.

Della loro presenza rimane comunque traccia in una serie di nefandezze: due destinate a svettare. Da un lato il reddito di cittadinanza, parola d’ordine lanciata da Beppe Grillo sulla scorta di immaginifiche considerazioni sociologiche sulla fine del lavoro e via dicendo. Risultato? Il dilagare della pura sussistenza e al tempo stesso della carenza di mano d’opera, specie in tutto il comparto turistico. Perché lavorare fa fatica.

Secondo tema, altrettanto scivoloso, i finanziamenti all’edilizia nella forma di ecobonus e contributi statali pari al 110% dell’investimento. Obiettivo? Contribuire a ridurre le emissioni di CO2. Nobile intento. Se il diavolo non ci avesse messo la coda. Dall’investimento, secondo calcoli più o meno condivisibili, il valore dell’immobile oggetto dell’intervento sarebbe cresciuto in media del 30%, trasformandosi in un beneficio a favore dei singoli proprietari. Il tutto naturalmente a spese dello Stato, quindi della collettività e in definitiva dei contribuenti. Che poi siamo noi stessi.

Secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare del bilancio, in due anni le somme messe a disposizione sono state pari a oltre 33 miliardi di euro. Una finanziaria. Evaporata come neve al sole. Quei soldi, infatti, sono stati prosciugati con largo anticipo rispetto alle scadenze previste dalla relativa legislazione. E oggi chi è rimasto a piedi, con i lavori a metà, non sa a quale santo rivolgersi.

Grazie a questi incentivi i costi dell’edilizia sono enormemente lievitati, determinando – come nel caso dei ponteggi – fenomeni di scarsità di materiale. All’origine della recente vampata inflazionistica non sono quindi solo le bombe scaricate da Putin sulle città martiri dell’Ucraina ma anche fenomeni nostrani. C’è stato poi tutto quel contesto malavitoso che ha fatto da sfondo all’erogazione di Stato: tangenti, ruberie e via dicendo che si sono aggiunte alle gravi irregolarità registrate nella gestione del reddito di cittadinanza.

Insomma un piccolo disastro, considerato che i benefici sono andati a favore solo di una platea ristretta di fortunati. Naturalmente le imprese di costruzione hanno avuto un ristoro. Ma a quale prezzo per l’intera collettività? Dalle statistiche dell’Enea, che aveva il compito di vigilare, risulta che i maggiori incentivi siano andati al Sud. Circa sei volte quelli del Nord. Un miracolo.

di Gianfranco Polillo 

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