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Carissima, spericolata estate italiana

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Una riflessione sulla politica dei prezzi è obbligatoria per spiegare i mancati “tutto esaurito” tra le mete turistiche estive italiane. Puglia compresa
Carissima estate italiana

Carissima, spericolata estate italiana

Una riflessione sulla politica dei prezzi è obbligatoria per spiegare i mancati “tutto esaurito” tra le mete turistiche estive italiane. Puglia compresa
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Carissima, spericolata estate italiana

Una riflessione sulla politica dei prezzi è obbligatoria per spiegare i mancati “tutto esaurito” tra le mete turistiche estive italiane. Puglia compresa
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Forse per la prima volta – Covid escluso, ovviamente – questa estate la Puglia non fa il tutto esaurito. Il Salento, in modo particolare. In Sardegna grande folla, ma anche in questo caso non sempre sold out. Anzi, gli operatori concordano sulla “stagione buona, ma non eccezionale”. I prezzi dei traghetti stanno precipitando, dopo essere arrivati in inverno e primavera a delle vette fra l’orrido e il ridicolo. Anche i biglietti aerei, una delle croci di questa stagione calda, si sono sensibilmente ridotti. Cosa sta succedendo, in un’estate in cui gli italiani si stanno comunque muovendo tantissimo e mettendo a dura prova la tenuta delle infrastrutture dei trasporti? Una riflessione sulla politica dei prezzi è obbligatoria, per spiegare – almeno in parte – i mancati “Tutto esaurito”. Alberghi, spiagge, ristoranti in Salento hanno toccato picchi francamente fuori da ogni logica di mercato. Stesso discorso per alcune zone della Sardegna, ma (parliamo per esperienza personale) anche nel regno delle vacanze per famiglie – la Riviera romagnola – un weekend lungo in luglio ci è stato proposto a prezzi con cui avremmo potuto comodamente comprare un paio di pacchetti da una settimana all’estero. Il fenomeno non è solo italiano: ormai da tempo la Grecia non è più la Grecia, nel senso della meta per vacanze a buon mercato con cui è cresciuta la nostra generazione, mentre la Croazia pare stia sperimentando lo stesso shock dei prezzi che toccò all’Italia con l’ingresso nell’Euro. Vicenda per la quale per anni molti hanno semplicisticamente dato la colpa alla moneta unica, laddove si era davanti a un palese caso di speculazione generalizzata e di basso livello, agevolata dalla mancanza di controlli. Insomma, una carissima estate di vacanze, determinata certamente dalla corsa dell’inflazione negli ultimi 18 mesi, ma da un’evidente scelta di molti operatori del settore di cavalcare (sfruttare) l’alta richiesta legata alla seconda estate completamente libera dal fantasma del Covid – chi se lo ricorda più? – e caratterizzata da una diffusissima voglia di viaggiare e distrarsi. È un gioco molto pericoloso, perché i flussi turistici sono ormai globali, la concorrenza si moltiplica e la bellezza pura – in cui l’Italia non teme confronti o quasi – può non bastare se la leva del prezzo funge solo da forma di guadagno immediato e non da intelligente forma di attrazione per le prossime stagioni. Qui non si tratta di fare polemiche classiste, il problema non sono le località “a caccia di ricchi” (accusa piovuta sui tour operator del Salento), ma ragionare se questa sia la strada giusta. Per noi manco un po’, perché i turisti di oggi non sono garanzia dei turisti di domani. Baloccarsi con i numeri di un’estate comunque molto buona per l’Italia, senza riflettere sulle mazzate che stiamo dando sulla testa dei vacanzieri potrebbe farci pentire amaramente nel giro di pochi mesi. di Fulvio Giuliani

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